Economia
July 01 2015
Le trattative vanno avanti a oltranza ma, intanto, Atene non paga. Mentre il premier greco Alexis Tsipras è impegnato nell'ennesimo tentativo di accordo con l'Unione Europea, da oggi la Repubblica Ellenica risulta formalmente inadempiente verso il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Ieri, come da copione, non è stata infatti saldata la tranche da 1,5 miliardi di euro dei finanziamenti concessi dall'Fmi alla Grecia. Cosa può accadere adesso? La direttrice del Fondo Monetario, Christine Lagarde, ha definito la Repubblica Ellenica come un paese “in arreas”, cioè in arretrato, con un linguaggio che molti osservatori considerano abbastanza morbido e conciliante. Lagarde avrebbe infatti potuto dire che la Grecia è ufficialmente “in default”, stroncando sul nascere ogni ipotesi di trovare una soluzione per il salvataggio finanziario di Atene.
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E invece, quel linguaggio soft usato dall'Fmi fa filtrare un barlume di speranza per la Grecia che, come sottolineano diversi commentatori, è il primo paese europeo ed economicamente avanzato ad avere problemi di rimborso dei debiti con il Fondo Monetario. Non va dimenticato, inoltre, che la somma di 1,5 miliardi di euro, la rata più alta nella storia dell'Fmi che non viene saldata da un paese sovrano, non è l'unico debito della Grecia giunto alla scadenza. Nel mese di agosto, infatti, Atene dovrà pagare allo stesso Fondo Monetario altri 5 miliardi di euro. Soltanto se l'organizzazione guidata da Lagarde chiuderà un occhio, sarà possibile trovare una soluzione.
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Nella storia e nell'operato dell'Fmi, però, non è contemplata l'ipotesi di una sanatoria, cioè una ristrutturazione del debito che porti a un taglio del valore delle somme dovute. Sarebbe infatti la prima volta che accade un episodio del genere, nella storia di un'organizzazione nata nel 1946 con il compito principale di assistere i paesi in difficoltà finanziaria. Il Fondo Monetario, che è partecipato da 166 stati tra cui molti paesi emergenti che da tempo reclamano maggior potere decisionale, non può certo riservare un trattamento di favore alla Grecia, dopo aver trattato severamente altre nazioni più povere. Stando così le cose, l'unica soluzione possibile è un nuovo allungamento delle scadenze dei prestiti che, secondo lo statuto dell'Fmi, potrebbero essere dilazionate in un intervallo tra 2 e 5 anni. Per arrivare a questa decisione, basta che vi sia una votazione a maggioranza assoluta nel direttorio dell'Fmi. Molto dipenderà però anche dall'esito del referendum di domenica 5 luglio, in cui i Greci saranno chiamati a dire sì o no al piano di aiuti proposto dall'Unione Europea. Se prima la repubblica Ellenica non farà pace con i suoi creditori dell'Eurozona, è difficile che possa contare anche sul sostegno dell'Fmi.