Musica
April 29 2015
Il nuovo disco firmato Africa Unite è un affondo nelle sonorità che costellano il presente. In levare, naturalmente, ma non solo: il viaggio arriva fino alla musica del '600. Si parla di reggae, di cosa sia (o dovrebbe essere) il reggae in Italia, si parla di iperconnessione e di perdita dell'identità, ma anche di passione, di ispirazione e di libertà. E noi ne abbiamo parlato con Madaski.
Partiamo dal titolo: "Il Punto di Partenza". Come mai, dopo tanti anni?
"Proprio per questo, proprio perché ci piace ripartire dopo quasi 35 anni di attività. Ci rimettiamo in gioco. E se a livello sonoro c'è un continuum, abbiamo scelto una modalità di distribuzione nuova: dopo una campagna social abbiamo dato il via al free download, mentre il cd fisico lo regaleremo a chi verrà a sentirci live, nelle prime due date. Questo proprio per privilegiare quell'aspetto che ha caratterizzato sempre gli Africa Unite, i concerti dal vivo".
A proposito di web, ne parlate in "L'esercito con gli occhiali a specchio", che è anche un singolo. Come è nata questa canzone?
"Il tema è ispirato a un articolo del giornalista Quit The Doner a proposito di iper connessione e autoreferenzialità tra chi usa in modo massiccio i social. Ecco l'immagine degli occhiali a specchio: ci si guarda per vedere se stessi. Ma poi si diventa vittime dei like (e dell'eventuale loro carenza) se si trasporta l'immagine della propria vita nei social che, a discapito del nome, sono fonte di isolamento".
C'è una frase in questa canzone che dice: "Sono il più cliccato del reame"...
"Ecco, appunto: è una favola moderna che parla di una nuova malattia. Con leggerezza. Anche perché i social li usiamo anche noi. Allora abbiamo fatto una campagna proponendo un decalogo per dare degli input Africa a chi usa il web. Tutto sta nel trovare un modo più conscio e reale di stare online".
In questo disco si parla anche di reggae, di affermazione delle proprie idee e di libertà di pensiero. Ma anche di passione: "È sempre stata lì", in qualche modo, è una canzone d'amore?
"Nella terminologia reggae quel tipo di brano si chiama style lover, ma in realtà parla di ispirazione ed è un brano che risale a due anni fa. Con l'amore c'entra, ma più che in riferimento a una persona parla di passioni".
Vi avvalete anche della collaborazione di Architorti. Perché?
"La nostra collaborazione con il quintetto di formazione classica risale a circa 12 anni fa, quando per il festival Settembre Musica sono stati riarrangiati alcuni pezzi di Africa Unite per 25 archi. E in questo disco abbiamo fatto Attacco alla corda, che è la versione per archi di Attacco al tasto: un arrangiamento con l'incisione di 200 archi".
E poi c'è "Cyclop", un brano davvero inconsueto, molto interessante. Ce ne parla?
"Cyclop è un brano sperimentale. I primi tre minuti sono dub con tocchi elettronici per poi trasformarsi in una fuga. A quel punto intervengono gli Architorti che hanno ripreso il tema del basso, fondamentale nella parte dub, per farne una rielaborazione classica in forma fugata. Così si accoppiano due modi molto diversi di intendere la musica".
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Africa Unite, "Il punto di partenza"
in concerto a Torino il 7 maggio e a Trezzo d'Adda l'8 maggio. Per tutte le informazioni, cliccate qui.