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May 26 2017
Niente giudizio immediato da parte della Figc. La vicenda Agnelli e bagarinaggio degli ultras della Juventus tornerà nell'aula della giustizia sportiva solo all'inizio della prossima stagione (15 settembre), quando il club e il presidente bianconero dovranno rispondere dell'accusa di aver violato la normativa italiana sulla cessione dei tagliandi e, nel caso del numero uno della società, di aver incontrato e favorito gli ultras tra i quali anche Rocco Dominello, presunto (al momento) esponente della 'ndrangheta.
Una vicenda che si trascina da mesi e che rischia di costare molto dal punto di vista dell'immagine per la Juventus. Dopo i fuochi d'artificio davanti all'Antimafia, ora la Procura della Figc cerca un accordo con la difesa. Tecnicamente si tratta di un patteggiamento, ma nella prima udienza del 26 maggio sono mancati i presupposti perché i legali della Juventus e di Agnelli sono disponibili a riconoscere solo una viola amministrativa con pagamento di multa, mentre il procuratore Pecoraro punta alla squalifica per Agnelli e per gli altri dirigenti deferiti.
Cosa rischiano i bianconeri sul piano sportivo?
L'esclusione di dipendenti e tesserati della Juventus dall'elenco degli indagati in sede penale per la vicenda (per altro marginale nel "mare magnum" delle carte dell'inchiesta torinese) chiude a ogni sviluppo davanti alla giustizia ordinaria. I magistrati hanno analizzato le prove, raccolto tutti gli elementi e determinato che il club non ha avuto un ruolo attivo nel presunto coinvolgimento della cosca nella gestione dei biglietti, che consentiva ricavi per decine di migliaia di euro.
Resta però il piano sportivo. Il dispositivo del deferimento chiesto dal procuratore della Figc Pecoraro, ex prefetto di Roma, è molto duro e articolato. Parla di rapporti con gli ultras "per il dichiarato intento di mantenere l'ordine pubblico all'interno di alcuni settori dello stadio" con sullo sfondo i contatti con esponenti della malavita. E tira in ballo anche la collaborazione delle strutture del club per aggirare le norme in occasione di un derby contro il Torino del febbraio 2014.
Andrea Agnelli (QUI PER LEGGERE LA SUA AUTODIFESA) è stato deferito ai sensi degli articoli 1 e 12 del Codice di Giustizia sportiva, ovvero quello che regola i rapporti con le tifoserie e la vendita dei biglietti. Il rischio è di una multa e di un'inibizione a tempo che potrebbe anche essere pesante nel caso la corte ritenesse grave e perpetuata nel tempo l'infrazione. La contestazione di non aver impedito rapporti con malavitosi potrebbe essere un'aggravante e la richiesta della Procura non inferiore ai tre mesi per il presidente e i dirigenti.
La Juventus è stata deferita per responsabilità diretta ai sensi degli articoli 4 e 12 e rischia una forte ammenda. Praticamente impossibile che ci sia una ricaduta sul piano sportivo sotto forma di penalizzazioni o altro
Il duello davanti all'Antimafia
La vicenda è finita anche al centro del lavoro che la commissione Antimafia sta portando avanti sotto la presidenza di Rosi Bindi per cercare di fare luce sui rapporti tra le società e le tifoserie ultras in Italia. Un lavoro complesso che mediaticamente è esploso con la serie di audizioni sul caso Juve: prima le parole del prefetto (e procuratore Figc) Pecoraro, la difesa dei legali del club bianconeri, il giallo dell'intercettazione fantasma ritrattata da Pecoraro e, infine, il j'accuse di Andrea Agnelli.
Un approfondimento non ancora concluso e che vivrà nuovi capitoli anche perché il presidente della Juventus ha tirato in ballo le responsabilità delle forze dell'ordine nel mancato controllo del territorio nella curva dello Stadium e i commissari vorranno presto risentire anche il capo della Polizia Gabrielli, già presente in audizione.
Ovviamente Torino non è l'unica piazza ad avere aperte questioni con il tifo più caldo. Nel corso del lavoro dell'Antimafia sono stati toccati anche i casi dell'Olimpico di Roma e di Napoli: spaccati del calcio italiano su cui si cercherà di intervenire con nuove norme più stringenti.