News
May 24 2017
Fatto il Rosatellum, c'è da fare la legge elettorale. Il testo base su cui lavorare è stato adottato dalla prima commissione della Camera con i sì dei gruppi parlamentari di Pd, Lega, Ala-Sc, Svp e Des-Cd.
Ora freme la trattativa politica. Striscia, sibila e scintilla muovendosi su più fronti e livelli, per trovare i numeri per l'eventuale approvazione al Senato. Intanto l'idea del voto a ottobre si fa più possibile.
Ecco come si sta muovendo - in modo più o meno sotterraneo - il Partito democratico di Renzi e a che punto è l'agognata legge elettorale.
La tentazione del proporzionale sul modello tedesco
Si parte dal Rosatellum, in teoria, sì. Quindi 50% maggioritario, 50% proporzionale. Ma un sistema proporzionale sul modello tedesco è il binario principale su cui si stanno muovendo assaggi di intesa. Silvio Berlusconi sembrerebbe a un passo dal chiudere l'accordo con Renzi.
Gli sherpa del Pd attivi in Parlamento hanno un doppio compito: ricomporre le divisioni interne al partito, in primis, quindi chiedere ai probabili partner - Forza Italia su tutti - di contarsi per verificare che un'intesa politica possa reggere alla prova dell'Aula del Senato.
I colloqui procedono con tutti i partiti, per evitare che si gridi all'inciucio. Si ragiona di ripartizione dei collegi ma anche di un possibile premio di maggioranza. Si sondano gli umori su una soluzione "alla tedesca", a cui i bersaniani già dicono sì. Per il Movimento 5 Stelle il modello tedesco sarebbe un male minore del Rosatellum, ma Di Maio è sicuro che il Pd alla fine non avrà i numeri in Senato, né per il Rosatellum né per il sistema tedesco, e alla fine "tornerà da noi".
Un altro dubbio scuote poi il Pd: un sistema alla tedesca spingerebbe dissidenti interni non ancora fuorisciti (tipo Gianni Cuperlo) a seguire le orme degli scissionisti guidati da Bersani? Per questo gli orlandiani preferiscono affidarsi al Rosatellum, che incentiva le coalizioni.
Votazioni a ottobre sì o no?
Di fronte alla possibilità di sistema proporzionale, Forza Italia ha tolto il veto al voto anticipato. Per questo Renzi punta a un'accelerata, da imprimere la prossima settimana, all'indomani del G7 di Taormina. Il 30 maggio è convocata la direzione del Pd e per allora il segretario vorrebbe indicare la strada da percorrere.
Ottobre come data delle elezioni è plausibile, anche perché l'instabilità in Parlamento è ormai un dato di fatto, con Movimento Democratico e Progressista sempre pronto a votare contro il governo e gli altri piccoli partiti della maggioranza frantumati.
Però anche all'interno dello stesso Pd ottobre sembra un'arma a doppio taglio e qualche ministro frena: qualche partitino di maggioranza potrebbe far mancare il sostegno al governo (per impedire, ad esempio, l'approvazione di una legge elettorale con soglia di sbarramento al 5%).
Di Maio, dal canto suo, avverte: "Si vota in autunno solo se il M5S partecipa alla scrittura della riforma. Senza numeri si candidano al Vietnam del Senato".
Lega Nord applaude a ottobre e voterebbe già domani. Salvini si dice pronto a votare "qualsiasi legge elettorale, pur di far andare gli italiani a votare il prima possibile".