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October 24 2014
Rischia di essere il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano la vittima numero uno del "ciclone Berlusconi". E non solo a causa della svolta azzurra sulle unioni civili e i diritti dei gay, tema che il Ministro dell’Interno vede come fumo negli occhi per l’evidente ricerca di quel voto moderato che secondo lui non sarebbe più presidiato da Forza Italia. La vera questione che turba i sonni dell’Ncd in realtà si chiama legge elettorale.
In picchiata nei sondaggi, che lo danno tra il 3 e il 2 per cento, Ncd aveva subito detto di sì alla proposta di Matteo Renzi di cambiare l’Italicum assegnando il premio di maggioranza non più alla coalizione ma alla lista di partito. Se la proposta passasse è chiaro che in questo modo gli alfaniani non sarebbero più costretti all’abbraccio con Forza Italia.
E l’alleanza con loro, del resto, Berlusconi ha già annunciato di non volerla più, rilanciando, simmetricamente al grande partito della Nazione di Renzi, l’idea di una Forza Italia rafforzata e di nuovo vincente.
La nuova discesa in campo di Berlusconi
Una strategia che potrebbe prevedere altri ritorni "a casa", dopo quello strategico del senatore Antonio D’Alì e l’altro, meno recente, del deputato Alberto Giorgetti. Ma l’offensiva berlusconiana non si ferma qui.
La riforma elettorale
Berlusconi dopo aver giudicato "non negativo" il premio alla lista ha però aggiunto che potrebbe andar bene solo se rafforza la governabilità e quindi il bipolarismo, contro la frammentazione. Parole dalle quali si evince, fanno notare autorevoli fonti azzurre, tutt’altro che una resa al premier, ma "una partita che Berlusconi intende giocare da pari a pari con Renzi". Il primo obiettivo che il Cav potrebbe mettere sul tavolo sarebbe un netto innalzamento della soglia di sbarramento. Ipotesi che Il Mattinale del capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta sta facendo balenare da giorni.
L’innalzamento della soglia per accedere in Parlamento potrebbe costituire per gli alfaniani una questione di vita o di morte. "Certamente – spiega un parlamentare azzurro – non ci si fermerebbe certo alla soglia del 3%. Bisognerebbe andare oltre". Si capisce dunque il vero motivo della levata di scudi di Ncd contro la "ridiscesa in campo" di Berlusconi.
Le unioni civili
Divisa al suo interno da una serie di lotte di potere ora Ncd lo è anche sulle unioni civili. Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri di Montecitorio, e pezzo da novanta del partito, ha ribadito che in coerenza con la sua storia socialista e liberale è d’accordo con le unioni civili. Anche se, precisa chi lo conosce bene, questo non significa che lascerà Ncd, anzi resterà proprio per far valere le sue ragioni. Ma il malessere nel partito, stretto a tenaglia tra il movimentismo di Renzi da un lato e quello di Berlusconi, dall’altro, il tutto accompagnato dal dialogo mai venuto meno tra i due sulle riforme, è diffuso. C’è la paura che un giorno Ncd possa essere sostituita al governo da Fi, c’è la paura di elezioni che ora sarebbero "esiziali" per il partito, è c’è anche la paura che l’Udc di Pier Ferdinando Casini alla fine non voglia far più i gruppi unici in parlamento.
Del resto "la politica del doppio forno" di Casini "in questo maestro insuperabile, che una volta si rivolge a sinistra e un’altra a destra" è stato uno dei motivi principali che hanno fatto allontanare da Ncd D’Alì, il quale con queste osservazioni contestò alle elezioni europee il "matrimonio" tra i due gruppi centristi. Ma senza questa alleanza Ncd non avrebbe superato la soglia del 4% per accedere al parlamento di Strasburgo.
Le regionali
Come se non bastasse, le incognite per Ncd sono alle elezioni regionali. Naufragato il tentativo di correre con il Pd in Calabria, Ncd ora dovrà vedersela da sola in Emilia Romagna. Mentre dalla Calabria potrebbero venire brutte sorprese con il ritorno, dato finora per certo dai giornali, di tre consiglieri regionali a Forza Italia. E, intanto, non passa giorno in cui, sotto anonimato, alcuni esponenti di Ncd confessano o la voglia di tornare con Berlusconi o di fare addirittura il salto sul carro di Renzi.