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June 11 2015
Passaggio in Italia. Lo Zar di tutte le Russie, Vladimir Putin, ha incontrato il Papa in Vaticano e Renzi all’Expo. Roma e Milano. Visita che cade in un momento delicatissimo per i rapporti dell’Italia, dell’Europa e degli Stati Uniti con la Russia. Putin è stato appena escluso dal G7 e non è più considerato “partner strategico” dalla UE. I media americani lo dipingono come un imperialista che ha riesumato (l’ha detto pure Obama) “le glorie dell’Impero sovietico”. Eppure, questa rediviva guerra fredda è tutt’altra cosa rispetto a quella storica che seguì il conflitto mondiale.
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L’URSS e gli USA erano le due superpotenze vincitrici, si confrontavano e scontravano a tutte le latitudini sulla mappa del risiko globale. Oggi è diverso, la Russia è amputata di molti dei suoi ex Stati e accerchiata da una NATO che si è estesa fino ai Baltici e mostra i muscoli. Soprattutto, l’economia russa sta attraversando una fase di declino.
Perché la Russia nel 2015 entrerà in recessione
L’autonomia energetica degli Stati Uniti e il crollo del prezzo del petrolio hanno inferto un colpo alle esportazioni energetiche e non esiste un’altra industria dell’esportazione che consenta alla Russia di competere non soltanto con gli Stati Uniti ma con il gigante asiatico, la Cina. Oggi, a dispetto della leadership forte di Putin, la Russia è un paese fragile, senza più il controllo che aveva sulle “aree di influenza” della Guerra Fredda, e fronteggia prospettive di ridimensionamento. In più, Mosca è impegnata in una estenuante guerra all’Isis e al terrorismo interno. E Putin è un leader che prima o poi dovrà lasciare, aprendo il grande interrogativo della successione. È in queste condizioni, sulla spinta di questa paura, che la Russia si difende dal declino e percepisce in modo forse amplificato qualsiasi potenziale “nemico esterno”.
Specularmente, gli Stati Uniti sono invece forti, la loro economia è rinata dopo la crisi, e restano la prima potenza militare del mondo. Ma soffrono un deficit di leadership. Il sostanziale disimpegno di Obama rispetto alla guerra con l’Isis stride con tutto l’impegno che sta mettendo nel confronto con la Russia sull’Ucraina.
Nel mezzo, l’Europa è ancora una volta spaccata, penalizzata dal braccio di ferro con Mosca, incapace di esprimere una politica comune, la sua leadership si riduce a quella suo paese più stabile e forte: la Germania di Angela Merkel. Quanto all’Italia, è evidente il nostro imbarazzo nel dover prendere posizione sulle sanzioni, tra le spinte dell’alleato americano e l’interesse di buoni rapporti con Mosca per non far perdere alle nostre imprese il fondamentale mercato russo.
La novità importante della visita di Putin in Italia è venuta dall’incontro con Papa Bergoglio, la cui la politica estera è oggi molti vicina a quella della Russia. Per vari motivi. Primo: l’orizzonte strategico di Mosca e del Vaticano non è il G8 diventato G7 con l’esclusione di Putin, ma il G20. Secondo: grazie al legame di ferro tra Chiesa ortodossa e Cremlino, Putin rappresenta il potere secolare ma un po’ anche quello religioso, col quale il Cattolicesimo ha intensificato il dialogo ormai da lustri. Terzo: la difesa del cristianesimo mediorientale è una priorità per entrambi, Bergoglio e Putin.
Se un insegnamento si può trarre dalla visita dello Zar in Italia, è che la Russia sa bene quali siano i propri interessi. Anche Bergoglio ha una visione chiara di politica estera (per quanto controversa), mentre gli imbarazzi italiani sono frutto di un’incertezza della leadership occidentale (americana e europea) che pesa in modo preoccupante sul nostro futuro. La Guerra Fredda, quella vera, aveva un convitato di pietra importante ma lontano, la Cina. Oggi, nessuno può più fare i conti col proprio ruolo nel mondo a prescindere dal colosso asiatico. E di fronte all’offensiva globale del Califfato, la somma di due fragilità (quella Russa e quella occidentale) rischia di produrre un risultato esplosivo. La guerra è anacronistica, ma è sempre, in un certo senso, il frutto della paura. E la paura oggi governa il mondo.