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La scarpetta diventa chic: gustare il sugo fino all'ultimo boccone di pasta

Alzi la mano chi non ha mai pensato di fare la scarpetta al ristorante. Se si dovesse descrivere con un gesto “l’italianità a tavola” la mitica puccia col pane a fine pasto sarebbe certamente uno dei candidati più credibili. Eppure, secondo una ricerca multi-paese commissionata da Barilla, la scarpetta è il secondo comportamento più evitato in occasioni formali, nonché il secondo di cui si sente più la mancanza.

Regole strane quelle del galateo, alcune nate da necessità pratiche, come non tenere i gomiti sul tavolo: nei castelli e grandi palazzi medievali, infatti, la tavola su cui si consumava il pasto era un’asse di legno appoggiata su dei cavalletti, dove i commensali mangiavano tutti seduti su un lato per facilitare il lavoro dei domestici nel servire le portate. Essendo tutti seduti su un lato si può ben comprendere come tenere i gomiti su una tavola appoggiata precariamente a dei cavalletti non fosse una cosa particolarmente raccomandabile. Prova della veridicità di questo aneddoto è uno dei più celebri affreschi di Leonardo Da Vinci, «l’Ultima Cena», dove si possono notare sia la disposizione dei commensali che i cavalletti su cui è appoggiata la tavola di legno. Insomma, una necessità pratica è diventata regola di galateo.

Non meno interessante l’origine del perché si debbano tenere le mani sul tavolo. Leggenda vuole che alla corte del Re di Francia Luigi XIV, l’abitudine dei nobili di tenere la mano non impegnata nel mangiare sotto il tavolo non piacesse affatto al monarca. Luigi sospettava possibili intrighi o peggio ancora, attentati alla sua vita. Fu lui quindi a imporre alla corte di Versailles di tenere le mani sempre bene in vista. Un’altra necessità (o paranoia?) diventata regola.

Qualunque origine abbiano le regole del galateo a tavola, tutti ci sentiamo in qualche modo obbligati a rispettarle. Al bando dunque la scarpetta al ristorante! O forse no?

Proprio per rispondere a questo dilemma la Barilla ha ideato «Barilla al Bronzo», un tipo di pasta che si distingue per la sua lavorazione grezza e raffinata, ottenuta tramite la trafilatura al bronzo che disegna sulla superficie della pasta una “rete di microincisioni”, per una consistenza ruvida distintiva. Queste tecniche permettono alla pasta di avere un’eccellente tenuta del sugo, rendendo di fatto ogni boccone simile ad una scarpetta.

L’esperta di bon tonElisa Motterle, intervenuta durante l’evento organizzato da Barilla a Milano il 30 ottobre, evidenzia che: «sulla tavola, proprio come accade nella Moda, si incontrano – e a volte si scontrano – regole tradizionali e tendenze contemporanee: da questa dialettica nascono nuovi modi di interpretare gesti classici e conviviali, come raccogliere il sugo con un boccone di pane, a fine pasto». L’esperta ha stilato un vademecum delle buone maniere a tavola, spiegando che le regole della tradizione possono talvolta lasciare spazio a regole funzionali, per permettere di godere appieno dell’esperienza della tavola, assaporando fino all’ultimo boccone. «Nella nuova campagna, Barilla al Bronzo – continua Elisa – rinnova la tradizione informale della “scarpetta” e la presenta in un dettaglio gourmet, mettendo così d’accordo gusto e galateo».

Lo chef pluristellato Davide Oldani, anche lui ospite dell’evento Barilla a Milano, ha aggiunto: «Per gli amanti della pasta il rito della scarpetta è un piacere irrinunciabile: nella nuova campagna, Barilla Al Bronzo riesce a unire gusto e raffinatezza, valorizzando un gesto della tradizione, rendendolo possibile anche nei contesti più formali».

Con Barilla al Bronzo ogni occasione può diventare speciale, ed è possibile vivere l’eleganza di un ristorante raffinato anche a casa, senza preoccuparsi della scarpetta, per quello ci pensa già la pasta.

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