Economia
February 20 2015
L’Alto Adige ha un suo eroe in Silicon Valley. Si chiama Hanns Tappeiner, ha 35 anni ed è il Gustav Thöni delle nuove aziende tecnologiche di San Francisco. Due anni fa, il CEO di Apple Tim Cook gli ha fatto lanciare la startup Anki dal palco della conferenza mondiale degli sviluppatori del colosso di Cupertino. Un onore non da poco – che Tappeiner e gli altri soci di Anki hanno saputo usare al meglio, raccogliendo nell’arco di due anni circa 105 milioni di dollari.
Qual è il segreto di questo successo, che tra gli italiani fa il paio con quello di Marco Zappacosta di Thumbtack? Si tratta di una combinazione unica di robotica e intelligenza artificiale volta a trasporre il brivido dei videogiochi nel mondo dei giochi tradizionali.
Hanns è nato a Lana, tra i meli della Val Venosta. Ricorda con riconoscenza l’esperienza dell’istituto tecnico industriale Max Valier di Bolzano, in cui inizia i suoi studi. È bravissimo in matematica ed ha una passione sfrenata per la robotica. Dopo l’Università, vince una borsa di studi al Carnegie Mellon di Pittsburgh, in Pennsylvania. Qui conosce due altri patiti della robotica, Boris Softman, e l’italo-americano di origini avellinesi Mark Palatucci, che ha già fondato un’azienda di software mobile. Nel 2007, nel momento in cui nasce l’I-Phone, i tre ragazzi si chiedono: robotica e tecnologia mobile insieme possono tirare fuori dallo schermo e rendere eccitante come un videogioco una corsa tra modellini reali di auto?
Seguono due anni di prove e controprove, innumerevoli algoritmi, finchè nel 2009 nasce un primo prototipo. Come sempre accade in questi casi, il primo denaro viene raccolto tra famiglia ed amici. Comincia la traversata nel deserto che gli startupper ben conoscono: bussando alle porte dei business angel e dei venture capital per chiedere loro di scommettere sul prodotto. La svolta avviene nel 2011. Quando Marc Andreessen del grande VC Andreessen Horowitz si siede a provare il gioco, scatta la scintilla: Hanns stende un telo che ha una pista disegnata, vi posa i modellini e via! Andreessen è impressionato dal grado di intelligenza dei micro-robot in corsa e dalla qualità dell’esperienza ludica. Comincia ad aprire i cordoni della borsa e presenta Hanns e soci a Tim Cook. È fatta. Le vendite del prodotto, perfezionato e messo in commercio, vanno letteralmente a ruba. E i finanziamenti salgono in diversi round a oltre un centinaio di milioni di dollari.
Nei giorni scorsi la stampa di tutto il mondo ha acclamato la nuova versione di Anki, detta “Overdrive”: il tappeto col disegno della pista è stato sostituito da un nastro flessibile, senza tracce prefissate, che permette di costruire la pista che si vuole, con ponti, salti e sottopassaggi. La sola descrizione fa risvegliare il bimbo che c’è in noi e la voglia di giocare: con modelli di auto – come quelli di una volta, ma intelligenti. Dopo il mercato americano, che già ha dato all'azienda grandi soddisfazioni, l'espansione commerciale toccherà il mercato tedesco e poi quello italiano, nel 2016. Il team è fiducioso sul futuro: "abbiamo un team formidabile di ingegneri e una nicchia di prodotto difficilmente imitabile da potenziali concorrenti", dice Hanns. "E a breve gli italiani saranno due su tre dei fondatori: il fratello di Mark Palatucci ha appena ottenuto la cittadinanza iure sanguinis; il prossimo sarà Mark."