Affitti con Airbnb, quante tasse si pagano
Da quest'anno, tutte le imposte sulle locazioni turistiche verranno applicate direttamente dai portali web. Stangata di circa il 30% sui proprietari
Alla fine, dopo tante polemiche e discussioni, la norma è passata. A partire da quest'estate, chi affitta un appartamento ai turisti attraverso i portali web come i popolarissimi Aibnb e Booking.com si vedrà applicata alla fonte la cedolare secca, cioè una imposta del 21% del canone incassato. Stop dunque alle locazioni in nero che, per gli appartamenti delle vacanze, finora sono sempre stati una prassi assai diffusa. Ma cosa cambia di preciso a partire da quest'anno?
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Per adesso poco o nulla perché le nuove regole andranno specificate più nel dettaglio con una circolare esplicativa dell'Agenzia delle Entrate (c'è tempo fino al 23 luglio). Una volta completato quest'ultimo passaggio, il nuovo regime fiscale entrerà veramente a pieni giri.
L'irpef sugli affitti
Dal punto di vista formale, non vi sarà alcun aumento di imposte per gli affitti turistici. Già oggi, infatti, chi dà in locazione una casa per le vacanze, anche per periodi brevi inferiori a 30 giorni, è soggetto a un prelievo fiscale. I canoni incassati vanno infatti riportati nella dichiarazione dei redditi e il contribuente deve pagarci sopra l'irpef. Si tratta, per chi non la conoscesse ancora, dell'imposta sui redditi delle persone fisiche, che grava anche sugli stipendi e le pensioni e ha delle aliquote progressive, crescenti all'aumentare del reddito: si parte da un minimo del 23% e si arriva a un massimo del 43%.
La cedolare secca
C'è chi sostiene che anche sugli affitti brevi inferiori a 30 giorni si possa applicare già oggi la cedolare secca, una tassazione a forfait del 21% che può essere scelta dal contribuente anche per le locazioni più lunghe. Su questo punto, la norma non è mai stata molto chiara ma adesso una nuova legge voluta dal governo Gentiloni ha spazzato via tutti i dubbi. Si è infatti stabilito che chi dà un appartamento in affitto per pochi giorni può scegliere di pagare sempre la cedolare secca del 21%.
Sostituto d'imposta
La vera novità introdotta da quest'anno è però un'altra. A partire dall'estate 2017, i portali web come Airbnb e Booking.com e gli agenti immobiliari che fanno da intermediari tra i turisti e i proprietari di case per le vacanze, dovranno operare come sostituti d'imposta, cioè trattenere alla fonte la tassa non appena ricevono il pagamento dell'affitto. Chi per esempio mette a disposizione un appartamentino a 100 euro a notte con un portale web come Airbnb, incasserà 79 euro al netto delle imposte. Una somma di 21 euro verrà girata al fisco.
La tassa di soggiorno
I portali internet e gli altri intermediari dovranno fare da esattori anche dell'imposta di soggiorno, un balzello pari a 1-3 euro al giorno che viene incassato dai comuni per ogni camera o appartamento affittati ai turisti. Dunque su un ipotetico prezzo lordi di 100 euro, una volta applicata la cedolare secca di 21 euro e una tassa di soggiorno di 2 o 3 euro, l'incasso netto per il proprietario scende a 76-78 euro. Sottraendo anche le commissioni del 10-15% solitamente applicate dai portali, il guadagno netto può scendere dunque sotto i 70 euro, con un stangata di oltre il 30%.
Irpef o cedolare secca?
Anziché pagare la cedolare secca, il contribuente potrà scegliere di versare invece l'irpef. In tal caso, il prelievo del 21% applicato dall'intermediario sarà considerato come acconto. E' ovvio però che scegliere di sottostare al regime dell'irpef non conviene affatto, visto che le aliquote dell'imposta partono appunto da un minimo del 23%. Chi incassa 10mila euro in un anno con gli affitti turistici, per esempio, optando per l'irpef deve pagare almeno 2.300 euro di tasse, che salgono fino a 4.300 euro se dispone anche di altri redditi che si cumulano. Con la cedolare secca, invece, la somma da pagare è 2.100 euro.