Banche Popolari: cosa cambia in 5 punti
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Economia

Banche Popolari: cosa cambia in 5 punti

Gli istuti con un patrimonio superiore agli 8 miliardi avranno 18 mesi di tempo per trasformarsi in spa

Basta cancellare pochi articoli di legge, per provocare una vera e propria rivoluzione nel sistema bancario italiano. È ciò che accadrà dopo la conversione in legge del decreto che contiene l'Investment Compact, cioè una pacchetto di misure per favorire gli investimenti nel nostro paese. Tra queste, c'è anche un contestatissimo provvedimento che elimina alcune norme del Testo Unico Bancario (Tub), cambiando per sempre i connotati ai vecchi istituti popolari. Ecco, di seguito, una panoramica sulle principali novità.


Il voto capitario oggi

Le banche popolari sono una particolare categoria di istituti di credito regolati principalmente dagli articoli 29-32 del Testo Unico Bancario (Tub). In queste norme, si stabilisce che le popolari sono costituite in forma di cooperativa e che nessun socio può detenere più dell'1% del capitale, a meno che lo statuto della banca stessa non preveda addirittura limiti più bassi. Inoltre, l'articolo 30 del Tub sancisce anche il principio del voto capitario. In pratica, ogni socio delle banche popolari può esprimere nell'assemblea degli azionisti un solo voto (ogni testa, un voto), indipendentemente dal numero di quote possedute. Di conseguenza, le banche popolari non sono mai state scalabili, poiché nessun soggetto (e soprattutto nessun'altra banca) ha mai potuto acquisire da solo il controllo diretto della maggioranza dei voti nell'assemblea. La nomina degli amministratori di ogni istituto deve dunque avvenire con un ampio consenso tra tutti gli azionisti.

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Il voto capitario domani: abolito

Con il decreto approvato ieri sera il governo ha eliminato per le popolari più grandi le norme dell'articolo 30 del Testo Unico bancario, cancellando il voto capitario e anche il limite dell'1%, per il possesso del capitale da parte di un singolo socio. Si tratta di un vero e proprio blitz che rivoluziona la vita di molti istituti di credito italiani. Con questo decreto, infatti, tutte le banche popolari con un patrimonio superiore agli 8 miliardi dovranno trasformarsi in spa nei prossimi 18 mesi e dunque diventeranno di fatto scalabili come una qualsiasi società per azioni (spa). Anche una banca estera, infatti, potrebbe controllare un numero sufficiente di azioni per avere la maggioranza assoluta nell'assemblea di una popolare. Dopo aver incontrato diverse opposizioni in Parlamento, il decreto del governo ha subito solo una piccola modifica: per evitare scalate ostili nell'immediato, le banche popolari potranno fissare un tetto del 5% ai diritti di voto nell'assemblea, ma solo per i prossimi 24 mesi.

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Le 10 banche

I 10 isituti popolari interessanti sono: Ubi, Banco Popolare, Bpm, Bper, Creval, Popolare di Sondrio, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Bari. A questi, potrebbe presto ggiungersi un'altro istitituto, frutto della prossima fusione tra la Popolare di Marostica e la Volksbank dell'Alto Adige.

Gli effetti del decreto

Da quando è stato presentato il decreto, nel gennaio scorso,  titoli delle popolari quotate in borsa (come Ubi Banca, Bpm, Bper e Banco Popolare) hanno registrato dei rialzi consistenti a Piazza Affari, con punte massime superiori al 30% in soli tre mesi. Diventando scalabili infatti, questi istituti potrebbero essere oggetto di una lunga serie di fusioni e acquisizioni, magari coinvolgendo altre banche al di fuori del perimetro delle popolari.

Le banche di credito cooperativo

Le norme del decreto appena approvato non cambieranno la fisionomia delle banche di credito cooperativo (Bcc), che sono parenti strette delle popolari, pur essendo cosa diversa. Anche le Bcc funzionano con il sistema del voto capitario nell'assemblea e non sono dunque scalabili. Rispetto alle popolari, però, gli istituti di credito cooperativo hanno delle dimensioni assai più ridotte e un business mutualistico, poiché erogano il credito e i servizi soprattutto ai propri soci.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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