L'Opa: così ChemChina conquista Pirelli
Tutto sull'offerta pubblica di acquisto che porta una società a scalarne un'altra fino a ottenerne il controllo
C’è chi scommette tutto sul gioco dell’oca inventandosi regole anche improbabili e barando in ogni modo pur di arrivare alla fine del percorso. E chi punta tutto sul gioco dell’Opa, spesso irto d’ostacoli, anche imprevedibili, ma dalle regole, quelle sì, certe. Cristalline, direi! Che c’entra? C’entra! Perché in entrambi i casi l’obiettivo è uno solo: vincere! Che si tratti della posta messa in palio dai concorrenti del gioco da tavolo forse secondo solo al Monopoli in fatto di popolarità (alzi la mano chi non vi ha mai giocato!) o dell’oggetto del desiderio dell’Opa. Ebbene si… Perché proprio di “oggetto del desiderio” ha parlato Ren Jianxin, il fondatore di China Chemical, il gigante della chimica cinese, riferendosi a Pirelli su cui sta per mettere le mani proprio attraverso un’Opa.
Ma andiamo in ordine. Cos’è questa Opa? La sigla sta per Offerta pubblica d’acquisto ed è un invito che il gruppo acquirente fa a investitori e azionisti perché vendano le azioni che possiedono nella società quotata in Borsa che è l’oggetto, detto anche "target", dell’offerta. Sulla base del prezzo fissato per l’Opa, che generalmente presenta un premio di oltre il 10% sul valore dell’azione e di altre variabili di tipo finanziario, economico e a volte politico, gli investitori decidono se aderire o meno e dunque se vendere le azioni o tenerle.
L’Opa può essere di due tipi: volontaria o obbligatoria. Nel primo caso viene lanciata per iniziativa dell’offerente, ossia del gruppo che vuole acquistare la società oggetto della scalata. Nel secondo caso è la legge italiana a costringere il gruppo acquirente a lanciare un’offerta se ha superato la soglia del 30% del capitale della società target o se di fatto ne ha acquisito il controllo anche con una quota inferiore al 30%.
Nel caso della scalata cinese sul colosso dei pneumatici di Marco Tronchetti Provera & soci è volontaria. Anzi: stra-volontaria, visto che sempre Jianxin ha confessato di fare la corte alla società della Bicocca da parecchi anni e di essere arrivato quasi ad acciuffarla 4 anni fa salvo poi vedersela soffiare dai russi di Rosneft, ancora per poco soci a metà nella finanziaria Camfin con cui Tronchetti Provera controlla Pirelli.
Sempre in giurisprudenza c’è poi la contro-Opa: è l’offerta di rilancio con cui un gruppo terzo interessato alla società target si fa sotto per aggiudicarsela a suon di quattrini prima che passi di mano. A sua volta chi ha lanciato l’Opa ha diritto di replica e così via. Un po’ come avviene da Sotheby’s e dintorni quando c’è un pezzo da collezione all’asta che fa gola a molti.
Venendo alla Pirelli direi che è fatto certo che parla ormai cinese. O meglio: parlerà. Perché ci vorrà parecchio tempo perché l’intera operazione sia completata. Ma alla fine ChemChina avrà il controllo del bottino con una quota che non potrà essere inferiore al 50,1%. Chapeau! (non so come si dica e, soprattutto, scriva in cinese!).