Pir, perché piacciono tanto
I nuovi piani individuali di risparmio stanno vivendo già un boom e potrebbero raccogliere 10 miliardi di euro in un solo anno. Le ragioni del successo
Ben 10 miliardi di euro in un solo anno. E' il “tesoretto” che nel 2017 le famiglie italiane investiranno nei Pir (piani individuali di risparmio), una nuova categoria di prodotti finanziari che ha debuttato nel gennaio scorso e che nasce con lo scopo di favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese nazionali.
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La stima di 10 miliardi è della società di investimenti Equita Sim, che ha rivisto al rialzo la raccolta di circa 1,6 miliardi attesa inizialmente per i pir, non appena questi prodotti sono stati lanciati sul mercato. Gli analisti di Equita sono giunti a questa conclusione dopo che alcune banche e società di gestione hanno comunicato i dati sui loro piani di risparmio già offerti sul mercato.
L'offerta
La sola Eurizon Capital (gruppo Intesa Sanpaolo) ha raccolto con i pir ben 800 milioni di euro. Più o meno lo stesso risultato è stato raggiunto da Banca Mediolanum che punta a superare il traguardo di 3 miliardi di euro di raccolta con i pir entro fine anno. Tenendo conto che circa una ventina di case d'investimento hanno già lanciato in Italia un piano individuale di risparmio, gli esperti di Equita ritengono dunque probabile il superamento della soglia di 10 miliardi di euro entro dicembre, con una progressione che va ben oltre ben oltre le aspettative più rosee di tutti gli addetti ai lavori.
Come funzionano
Ma perché i pir piacciono tanto ai risparmiatori? Per capirlo bisogna innanzitutto ricordare come funziona questa categoria di prodotti d'investimento. Si tratta di fondi (o conti-titoli) che investono una almeno il 70% del portafoglio in strumenti finanziari (azioni o bond) emessi da aziende italiane o che hanno una staile organizzazione in Italia. Inoltre, almeno il 21% del patrimonio dei pir deve essere impiegato in azioni o bond di piccole e medie imprese.
La tassazione
Se il capitale di un risparmiatore viene destinato ai piani individuali di risparmio per più di 5 anni, i rendimenti ottenuti alla fine del periodo sono completamente esentasse e neppure un centesimo deve essere versato al fisco.
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I rendimenti
A ben guardare, però, c'è un'altra ragione che sta alla base del boom dei pir: le banche e le società di gestione del risparmio (sgr) hanno il loro bel tornaconto nel proporli sul mercato. I rendimenti i questi prodotti sono infatti esentasse soltanto dopo 60 mesi. Il che offre l'opportunità a chi li vende di “fidelizzare” i clienti, cioè di tenerseli ben stretti per un po' di tempo, senza che decidano di mettere invece i loro soldi altrove, essendo attratti dalla prospettiva di beneficiare successivamente dello sconto fiscale.