Volvo_Logo
ANSA/EPA/STEPHANIE LECOCQ
Economia

Volvo solo elettrica: dal 2021 una scelta sostenibile e obbligata

L’azienda svedese è da sempre un marchio all’avanguardia, e nella propria nicchia commerciale, non può certo perdere il treno dell’innovazione

Una scelta coraggiosa e positiva, ma di certo non sorprendente: è così che gli esperti di automotive giudicano complessivamente la decisione della Volvo che ha annunciato di voler realizzare dal 2021 in poi solo auto elettriche.

“Innanzitutto – ci spiega Andrea Stocchetti del Center for Automotive and Mobility Innovation dell’Università Cà Foscari di Venezia – è bene precisare che il comunicato della Volvo parla sì di auto elettriche, ma anche ibride, dove quest’ultima categoria ha una definizione molto complessa e comprende vetture che hanno allo stesso tempo motori elettrici e a scoppio. In questo senso – continua Stocchetti – attualmente molte vetture che nel gergo comune vengono definite elettriche, tecnicamente non lo sono in senso puro, e il caso più emblematico è quello della Bmw i3 RE”.

LEGGI ANCHE: Le migliori auto elettriche oggi sul mercato

LEGGI ANCHE: Perché Tesla ora vale più di General Motors

LEGGI ANCHE: Nuova Model 3, una "scossa" a tutto il settore automotive

Obbligati a innovare
Fatta questa precisazione importante, resta il fatto che ormai la scelta dell’elettrico, nelle sue varie accezioni di puro o ibrido, sembra essere il trend seguito da tutte le automobili di alta gamma. “In questo senso – fa notare Stocchetti – non sorprende allora l’annuncio della Volvo che da sempre ha una forte tradizione dal punto di vista dell’architettura di prodotto. Potremmo dire che si tratta quasi di una scelta obbligata per una casa automobilistica che nella propria nicchia di mercato ha fatto dell’innovazione da sempre il proprio cavallo di battaglia”.

Sostenibilità commerciale
Dunque un percorso obbligato, ma resta da capire in effetti quanto sostenibile: innanzitutto da un punto di vista commerciale, posto che sul fronte strettamente industriale ormai le tecnologie sono più che consolidate.

“Per rispondere a questo quesito – replica Stocchetti – bisogna far riferimento alla cosiddetta volontà di spesa dei consumatori, ossia al concetto di ‘willingness to pay’, ovvero il prezzo massimo o sotto il quale un soggetto decide di acquistare un determinato prodotto. Per fare un esempio: se spendo 80-100mila euro per una Mercedes lo faccio perché mi aspetto certe cose, se invece faccio lo stesso investimento per una Volvo me ne attendo delle altre. Siamo di fronte a quel simbolismo a cui siamo tutti legati come consumatori e che porta qualcuno a comprare con soddisfazione anche una Citroen due cavalli. Ebbene, alla Volvo – afferma Stocchetti – evidentemente hanno la chiara sensazione che la propria clientela ormai è matura per pretendere vetture solo elettriche, un po’ come quello che accade per i consumatori che scelgono la Tesla. Fermo restando che stiamo sempre parlando di una nicchia di mercato”.

Stazioni di ricarica
Data per assodata quindi la sostenibilità commerciale della scelta della Volvo, resta in sospeso quella legata alla logistica, ossia alla rete di ricarica di vetture elettriche, che potrebbe frustrare anche le migliori intenzioni.

“In questo senso è ovvio che una casa costruttrice da sola può poco – precisa Stocchetti -. Ad esempio la Renault ha potuto lanciare il proprio programma di vetture elettriche in Francia, perché lo Stato ha supportato la costruzione di stazioni di ricarica. In questo senso però credo che la Volvo non si lanci a occhi chiusi in questa avventura. Mi risulta che esistano accordi anche avanzati tra varie case automobilistiche, per la realizzazione di una rete di stazioni elettriche a livello europeo. Un progetto che assomiglia molto a quello che è già avvenuto in California, dove ricordiamo che sul mercato non c’è solo la Tesla, ma anche altri marchi. Insomma – conclude Stocchetti – le premesse sembrano essere più che positive affinché la sfida lanciata da Volvo, nel suo piccolo almeno, possa avere successo”.

I più letti

avatar-icon

Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

Read More