10 film belli e inediti da scoprire su Netflix
Scovati nel catalogo del colosso di streaming, ecco film poco noti, spesso neanche arrivati al cinema, eppure acclamati da critica e festival, per lo più originali e indipendenti
Con il lockdown causato dal coronavirus abbiamo fatto scorpacciate di streaming, tanto che un colosso come Netflix ha chiuso il primo trimestre 2020 con circa 16 milioni di nuovi abbonati e un aumento del fatturato del 27%. Se a tutt'oggi la serata ideale è divano e Netflix ma la scelta tra film e filmetti messi a disposizione dalla piattaforma è complicata, ecco uno strumento di rabdomanzia per scovare film validi e inesplorati.
Nel mondo sommerso di Netflix, infatti, ci sono piccole perle poco note e invisibili, applaudite ai festival ma spesso neanche arrivate al cinema.
Non a caso, in piena serrata da Covid-19, è nata la pagina Facebook non ufficiale Netflix Festival, che si propone di scegliere il meglio del cinema "invisibile" dal catalogo Netflix, segnalando film inediti, originali, indipendenti, non usciti al cinema, premiati nei migliori Festival o acclamati dalla critica.
Noi, unendo il suo sguardo al nostro, segnaliamo 10 film da vedere e da portare alla luce dal mare magnum dei film Netflix. Hanno tutti ottimi o buoni punteggi nell'aggregatore di recensioni internazionali Rotten Tomatoes.
The Host di Bong Joon-ho (Corea del Sud, 2006)
Di Parasite si è parlato in lungo e largo e ormai Bong Joon-ho è una "rockstar" del cinema mondiale (qui i suoi 30 film preferiti). Del regista sudcoreano vincitore dell'Oscar la piattaforma presenta sia il suo penultimo lavoro Okja, satira sull'avidità umana che farà diventare vegetariani, sia, soprattutto, The Host, sci-fi drammatico e horror, terzo film di Bong.
Un orribile mostro gigante emerge dal fiume Han per devastare Seoul e rapisce una bambina: tutta la sua famiglia, di origini modeste, si mette in viaggio per localizzare la bestia e portare in salvo la piccola. Tra paure, risate e satira.
Non manca l'attore ricorrente di Bong, Song Kang-ho.
The Host fu presentato al Festival di Cannes, ma in Italia non ebbe distribuzione in sala. In patria, Corea del Sud, fu record di incassi.
Tallulah di Sian Heder (Usa, 2016)
Dopo Juno (2007) e Touchy Feely (2013), terza collaborazione per le attrici Ellen Page e Allison Janney che si ritrovano si Tallulah. Sono protagoniste di una commedia drammatica, opera prima della regista Sian Heder, che aveva già scritto diversi episodi delle prime stagioni della serie tv Orange Is the New Black.
Ellen Page è Tallulah, una giovane vagabonda che, per caso, inizia a prendersi cura di una bambina abbandonata. Spiantata e senza nessuno a cui rivolgersi, arruola la madre del suo ex fidanzato (Janney) per farsi aiutare.
Tallulah è stato presentato al Sundance Film Festival e ha avuto il plauso della critica. In Italia non è uscito in sala.
L'assassina di Byung-Gil-Jung (Corea del Sud, 2018)
Nell'onda del successo del cinema sudcoreano lanciato da Parasite, Byung-Gil-Jung, classe 1980, sta per fare il suo debutto a Hollywood con Afterburn, adattamento dell'omonimo fumetto, con Gerard Butler.
L'assassina, conosciuto anche con il titolo internazionale The Villainess, è un action thriller ipercinetico, un film di vendetta propulsivo, con scene di combattimento e violenza, per gli irriducibili del genere.
Sin da bambina Sook-hee (Kim Ok-bin) è stata cresciuta per essere un'assassina letale. Accetta volentieri la possibilità di iniziare una nuova vita, sotto una nuova identità, ma il passato è sempre lì a presentare il conto.
L'assassina è stato presentato al Festival di Cannes, dove ha mietuto applausi. In Italia non è uscito al cinema.
E respirare normalmente di Ísold Uggadóttir (Islanda, Belgio, Svezia, 2018)
Nella penisola islandese di Reykjanes, le vite di due donne si intersecano, per un breve momento, restando intrappolate da circostanze impreviste. Lara (Kristín Þóra Haraldsdóttir) è una madre single in difficoltà economiche, Adja (Babetida Sadjo) sta fuggendo dalla Guinea-Bissau, dove la fidanzata è stata uccisa perché lesbica, e sta cercando di chiedere asilo in Canada. Tra le due si formerà un legame improbabile.
La regista Ísold Uggadóttir riesce a stare alla larga dal melodramma e dal sentimentalismo, con mano sobria.
E respirare normalmente è stato presentato al Sundance Film Festival, dove ha avuto critiche molto positive, ricevendo anche paragoni con il cinema dei fratelli Dardenne. In Italia non è uscito al cinema.
Il calamaro e la balena di Noah Baumbach (Usa, 2005)
Noah Baumbach, regista dalla penna originale e efficace, non ha bisogno di presentazioni: il suo ultimo film è Storia di un matrimonio, le urla di Scarlett Johansson e Adam Driver, l'avvocato divorzista Laura Dern… Ancor prima, nel suo curriculum, Mistress America e Frances Ha con la principessa dell'indie – e sua compagna - Greta Gerwig.
Il calamaro e la balena (The Squid and the Whale) è quarto film da regista e sceneggiatore di Baumbach, una commedia drammatica indipendente d'autore prodotta da Wes Anderson che vale la pena ripescare dal dimenticatoio. Ancora una volta, al centro, una famiglia a orologeria.
Bernard (Jeff Daniels) è il patriarca di un'eccentrica famiglia di Brooklyn, un ex romanziere di successo che ha ripiegato sull'insegnamento. Quando esplode il talento letterario della moglie (Laura Linney), stanca dell'ego pesante del consorte, il matrimonio si rompe, e tutte le conseguenze ricadono sui figli (Jesse Eisenberg e Owen Kline).
Al Sundance Film Festival, Il calamaro e la balena ha vinto per migliore regia e sceneggiatura. Oscar alla migliore sceneggiatura originale.
Non sono più qui di Fernando Frías de la Parra (Messico, Usa, 2019)
Dramma musicale messicano.
Nelle montagne di Monterrey, in Messico, una piccola banda di strada chiamata "Los Terkos" trascorre le sue giornate ascoltando musica cumbia, partecipando a feste da ballo, sfoggiando abiti e acconciature, tra alleanze di gang. Un malinteso, però, costringe il loro leader, il diciassettenne Ulises (Juan Daniel Garcia Treviño), a fuggire all'estero per salvarsi la vita.
Selezionato dal Tribeca Film Festival, Non sono più qui (I'm No Longer Here o Ya no estoy aquí) ha ricevuto critiche molto positive. Non è uscito in sala in Italia.
Dov'è il mio corpo? di Jérémy Clapin (Francia, 2019)
Film d'animazione che disegna un viaggio assolutamente insolito: una mano mozzata gira per tutta Parigi per ritrovare il corpo a cui appartiene, ovvero il pizzaiolo Naoufel, giovane di origine magrebina i cui ricordi e il suo amore per la bibliotecaria Gabrielle possono fornire risposte su cosa ha causato la separazione della mano.
Cartoon strano, oscuro e ammaliante candidato all'Oscar come miglior film d'animazione, Dov'è il mio corpo? (J'ai perdu mon corps) è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes. In Italia non è uscito al cinema.
Storia di un fantasma di David Lowery (Usa, 2017)
Film indipendente, è un'esplorazione coraggiosa e drammatica sull'amore e sulla perdita, sull'eredità e sulla necessità umana di resistere, con Casey Affleck e Rooney Mara.
Morto in un incidente stradale, un uomo (Affleck) torna come fantasma con le lenzuola bianche nella sua casa di periferia per consolare la moglie (Mara), scoprendo che nel suo stato spettrale è bloccato nel tempo, costretto a guardare passivamente la vita e la donna che ama mentre lentamente scivolano via.
Presentato al Sundance Film Festival, dove è stato accolto molto positivamente, Storia di un fantasma (A Ghost Story) in Italia non è arrivato in sala.
Loreak - Fiori di Jon Garaño e Jose Mari Goenaga (Spagna, 2014)
Un dramma intimo sulla perdita e sulla guarigione, che secondo Rotten Tomatoes difetta solo un po' di ritmo.
Una donna di mezza età alla deriva (Itziar Aizpuru) inizia a ricevere un mazzo di fiori ogni settimana da una fonte anonima. Darà il via a una ricerca del mittente che le cambierà la vita.
Presentato al San Sebastián International Film Festival, Loreak – Fiori è stato il primo film in lingua basca nominato per il Goya (gli Oscar spagnoli) al miglior film. È stato anche il rappresentante spagnolo agli Oscar 2016 per il film in lingua straniera.
Atlantique di Mati Diop (Senegal, Francia, Belgio, 2019)
Un dramma soprannaturale romantico imprevedibile radicato nel realismo sociale.
A Dakar, un gruppo di operai edili abbandona il loro lavoro su un grattacielo in risposta a mesi di mancato stipendio. Ada (Mame Bineta Sane) è promessa sposa a un uomo ricco ma è Suleiman (Ibrahima Traoré) il suo vero amore. L'Oceano Atlantico è simbolo e motore per il cambiamento, la crescita, la vita e la morte.
Atlantique ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes 2019. Diop è stata la prima donna di colore a dirigere un film del concorso principale.