Juventus in finale di Champions League (ma il calcio italiano resta indietro)
I bianconeri a Cardiff dopo aver superato il Monaco. Un'impresa che fa bene a tutti, ma che è frutto della programmazione di un club
La Juventus si qualifica per la finale della Champions League 2017. Vola a Cardiff dopo essersi sbarazzata in semifinale del Monaco e il 3 giugno nella capitale gallese troverà una tra Real e Atletico Madrid con i blancos assoluti favoriti nella contesa derby con i colchoneros grazie al 3-0 griffato Cristiano Ronaldo dell'andata.
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Un'impresa che va giustamente celebrata. E' vero che la Juventus partiva sulla carta a ridosso delle migliori d'Europa, grazie a un mercato estivo all'insegna dei grandi colpi e al dominio ormai incontrastato sulla Serie A. Ed è vero anche che è stata favorita dall'assenza ai nastri di partenza del Manchester United e del Chelsea, tradizionali competitors per chiunque voglia alzare al cielo la grande coppa.
Però non si può dimenticare che il club bianconero, pur ricco e amministrato saggiamente, non era in partenza il più attrezzato per arrivare in fondo. Programmazione e competenza hanno consentito di colmare il gap. Il resto lo hanno fatto Allegri e una squadra che è cresciuta con il passare dei mesi fino all'apoteosi della doppia sfida con il Barcellona nei quarti di finale che ha mostrato tutto il potenziale. La semifinale con il Monaco ne è stata una diretta conseguenza.
Successo Juve (ma il calcio italiano resta indietro)
La finale di Cardiff è un successo quasi esclusivo della Juventus. Ci torna due anni dopo quella di Berlino e con la conferma, allora come oggi, di essere l'elemento trainante del calcio italiano. Il problema è che dietro le altre arrancano, almeno a livello europeo, come hanno dimostrato i risultati di questa stagione. Con l'eccezione della bella figura del Napoli contro il Real Madrid il quadro è sconfortante.
La Serie A rimane un campionato di retroguardia rispetto a Premier, Bundesliga e anche alla Liga dei tre mostri sacri. Può essere che il gap torni ad accorciarsi con la riforma della Champions che dal 2018 manderà quattro nostre rappresentanti direttamente ai gironi, ma servono tempo, investimenti e soprattutto programmazione. Quella che la Juventus ha fatto dopo lo tsunami di Calciopoli tornando grande in un decennio.
Perché è un vantaggio per tutto il calcio italiano
Arrivare a contendersi la Champions League, però, fa un favore a tutto il calcio italiano. Anche a quello che fatica a riconoscere i meriti della società bianconera a causa delle rivalità e delle questioni interne. Non è solo il ranking a beneficiarne (e la Juve è stato il caposaldo che ha sigillato la quarta posizione così preziosa adesso), ma l'immagine complessiva di un movimento alle prese con un ritardo strutturale di ormai un quarto di secolo.
A Cardiff andrà la Juventus con la sua storia e i suoi tifosi. Gli altri quanto meno prendano esempio per attrezzarsi ad alzare l'asticella, evitando ad esempio di considerare le differenze di fatturato come uno scoglio insormontabile tra se stessi e la vittoria. Fosse così, Barcellona (620 milioni di euro di fatturato), Bayern Monaco (592), Manchester City (524) e Psg (520) dovrebbero stare dove sta adesso la Juventus (341). Invece non è andata così.
Il cammino fino a Cardiff
La Champions League della Juventus è stato un crescendo prima di tutto tecnico. Il girone eliminatorio non è stato esente da errori e trappole, con i pareggi a Torino contro Siviglia e Lione che avrebbero potuto complicare tutto. Questa volta, però, la squadra di Allegri è stata capace di prendersi in trasferta (dove complessivamente ha vinto 5 partite su 6) il pass come prima per poi sperare nell'urna benefica.
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Tra Porto e Barcellona c'è stato il salto definitivo di qualità. Intanto si è confermata la solidità difensiva da record (2 reti subite nelle prime 11 partite europee), poi psicologicamente il gruppo è uscito indenne dal caso-Bonucci a Oporto e dal confronto con l'attacco migliore del mondo. Aver tenuto Messi-Neymar-Suarez a zero è stato come stappare una bottiglia di champagne. Contro il Monaco è stata la vittoria della consapevolezza.
Perchè non è come a Berlino 2015...
Ora viene il difficile e non sarà come due anni fa a Berlino, quando la Juventus arrivò con l'animo leggero di chi si era qualificato per la finale quasi fuori da ogni logica. Allora i bianconeri poterono accontentarsi di un'onorevole sconfitta, anche perché davanti avevano la squadra più forte del momento. A Cardiff non sarà uguale: è un onore ed anche un onere. Un peso da portarsi fino al 3 giugno.
Per una parte dello spogliatoio si tratta forse dell'ultima chance. Gente come Buffon, Barzagli, Chiellini, Dani Alves (che l'ha vinta con il Barça), Lichtsteiner e Khedira avranno lo stimolo in più di avere la possibilità di coronareb una carriera straordinaria. Per gli azzurri, Buffon in testa, è quasi una dolce ossessione un po' come per tutto l'ambiente bianconero. Anche per questo l'avvicinamento a Cardiff non sarà come la vigilia di Berlino. Sul campo poi si vedrà...