Bangladesh: chi sono i terroristi della strage di Dacca - FOTO
Studi universitari e non di scuole religiose, famiglie benestanti: le immagini diffuse online e le storie degli assassini
(post in aggiornamento)
La polizia ha trovato nella tasca di uno dei terroristi uccisi un appunto con su scritto l'indirizzo di casa di Hasnat Karim, il professore fermato ieri sera perché identificato come il misterioso uomo calvo notato da testimoni oculari e ripreso in alcune immagini a parlare con due dei terroristi sulla terrazza del ristorante alle 5.00 nella notte della strage. "Lo abbiamo preso in custodia", ha spiegato al Telegraph Mahbub Alam, un detective della polizia di Dacca. "Abbiamo trovato un appunto nella tasca di un militante ucciso in cui era scritto l'indirizzo di casa di Hasnat", ha detto. L'uomo è stato interrogato, la sua casa perquisita e un suo computer portatile sequestrato.
Karim ha studiato diversi anni in Gran Bretagna, dove ha anche frequentato la facoltà di Ingegneria Civile alla Queen Mary University di Londra. Secondo le indagini Karim ha trascorso 10-12 anni nel paese, poi è tornato in Bangladesh e ha insegnato alla North South University (NSU) a Dacca nel 2012, considerata la più importante università privata del paese, prima di entrare in affari col padre nel settore dell'ingegneria civile.
Secondo gli investigatori il professore avrebbe potuto conoscere i terroristi. Nibras Islam, uno dei terroristi autore della strage ha studiato alla NSU tra l'estate 2011 e la primavera del 2012. Stesso periodo in cui era li anche Karim. Ad Hasnat Karim che la sera della strage era nel locale con la moglie e due bambini è stato permesso dai terroristi alle 7:00 di lasciare il ristorante, circa mezz'ora prima che l'esercito prendesse d'assalto l'edificio. Da allora è stato identificato come il misterioso uomo calvo notato da testimoni e ripreso in alcune immagini amatoriali mentre parlava con due dei terroristi sulla terrazza del ristorante intorno alle 5:00 del mattino.
A preoccupare gli inquirenti c'è anche il fatto che nel 2012 il fermato fu citato insieme ad altri tre professori della NSU che si sospettava avessero contatti con il movimento clandestino Hizb-ut-Tahrir. Inoltre oggi il capo della polizia bengalese AKM Shahidul Haque, riferisce il portale BdNews24, ha reso noto che gli agenti hanno fermato due altre persone sospettate di avere avuto un ruolo nella dinamica dell'attacco al ristorante. "Per il momento sono ricoverati in ospedale - ha infine detto l'alto ufficiale - e siamo in attesa che migliorino per poterli interrogare".
Il pizzaiolo sospettato di essere un basista
La polizia bengalese sospetta che il commando di terroristi possa aver avuto un basista. I familiari del 40enne Saiful Choukidar, pizzaiolo del locale, stanno ancora attendendo che le autorità consegnino loro la salma, custodita all'obitorio dell'ospedale militare. Ma subito dopo l'attentato, le autorità hanno diffuso le immagini di cinque terroristi uccisi all'Holey Artisan Bakery ed uno di loro era Saiful. La polizia ha fornito la foto con accanto un nome di battaglia, Akash. Il giallo presenta molti enigmi. Alcuni testimoni e ostaggi tratti in salvo hanno raccontato che cinque dei sei terroristi uccisi erano più o meno ventenni, tutti vestiti in modo casual. La polizia ha fornito i nomi e le foto di cinque attentatori: Akash, Bikash, Don, Badhon e Ripon. Durante l'operazione, però, sono stati uccisi sei terroristi mentre di un altro, ferito e catturato, non si conosce l'identità. Le foto diffuse dalla polizia mostrano il cadavere di Saiful che indossa la sua divisa bianca da chef. A insospettire è il fatto che il profilo di Saiful, bengalese e musulmano, corrispondeva a quello delle persone risparmiate dal commando, mentre lui è morto. Tra le foto degli attentatori diffuse dall'Isis, peraltro, la foto di Saiful non è presente. Secondo di cinque figli, Saiful aveva lavorato per 10 anni in Germania e poi era tornato in Bangladesh, facendo vari lavori e poi era stato assunto al ristorante nel lussuoso quartiere delle ambasciate, dove ha trovato la morte. Uno dei suoi fratelli, più giovane, è emigrato e lavora in Malaysia. I giornalisti locali che sono andati a visitare il suo villaggio di origine, Jolukathi, hanno trovato la moglie, Sonia Akter, 27 anni, incinta, insieme con le due figlie, di 10 e 7 anni. Tutti disperati, mamma compresa.
Chi erano i terroristi
"Erano tutti ragazzi con un alto livello di istruzione ed erano andati all'università. Nessuno proveniva da una madrasa", ha confermato il ministro dell'Interno, Asaduzzaman Khan. Uno dei terroristi, Nibras Islam, era un giovane nato in una famiglia molto facoltosa, che di lui però aveva perso le tracce a gennaio: un ragazzo abituato a frequentare gli ambienti bene della società bengalese molto polarizzata, con la possibilità di entrare in contatto anche con qualche vip.
In un video si vede Nibras con una starlette di Bollywood, Shraddha Kapoor, che esulta perché le ha stretto la mano: "Sei bella". In un altro si vede il giovane in auto con i suoi amici, che parla un inglese perfetto, e scherza.
Il suo profilo Facebook racconta che aveva studiato in Malaysia, alla Monash University, ma anche in uno degli atenei più rinomati del Paese, la Northsouth University. Il suo ultimo tweet, datato dicembre 2014, è un inno all'amore e all'amicizia: "La felicità è stare con chi si ama: e con gli amici che hai perso". Un altro è un omaggio a un ignoto interlocutore (una donna?): "Apprezza tutto nella vita. Grazie per esserci sempre per me. Felice per te. Sempre stato. Spero tu abbia tutto ciò che meriti".
Ma anche gli altri componenti del commmando, tutti poco più che adolescenti, tra i 20 e i 21 anni, provenivano da famiglie benestanti ed erano passati attraverso alcune delle scuole più esclusive della città, la Scholastica e la International Turkish Hopes School.
ISIS o non ISIS
All'interno del governo sono cominciate ad affiorare le prime divergenze. Fino a qualche mese fa la premier Sheikh Hasina ed i suoi ministri escludevano la presenza dell'Isis o di Al Qaida nel Paese, ripetendo che i colpevoli degli attentati non erano altro che i membri dell'opposizione guidata dal Partito nazionalista bengalese (Bnp) della 'begum' Zia Khaleda, ed in particolare il suo alleato Jamaat Islami.
Oggi il più radicale nel continuare a negare la presenza di miliziani riconducibili all'Isis nel Paese è stato il ministro dell'Interno, Asaduzzaman Khan, che ha insistito nel mantenere la questione entro i confini nazionali, attribuendo la responsabilità dell'attacco ad un gruppo jihadista indigeno, il Jumatul Mujaheddin Bangladesh.
E allora come è avvenuto l'ingresso nel fondamentalismo? Interrogato sul perché fossero diventati estremisti, il ministro Khan ha risposto: "Ormai è diventata una moda".
Non la pensa proprio così il numero due del ministero degli Esteri bengalese MD Shahidul Haque che oggi, presentando all'ambasciatore d'Italia Mario Palma le condoglianze per le vittime italiane, ha sostenuto che "la gente qui è scioccata e sorpresa perchè si chiede come mai dei giovani possano essersi radicalizzati così tanto". Haque, a differenza del ministro dell'Interno, non ha respinto categoricamente che possa essersi davvero trattato di un'azione coordinata dall'Isis. Ma anche lui ha confermato che "gli autori non vengono dall'Iraq o dalla Siria, sono giovani bengalesi, molti dei quali colti, con buone prospettive ed appartenenti alla classe media del Paese".
Il commando che ha assaltato il caffè di Dacca e ucciso 26 persone tra civili e poliziotti, tra cui nove italiani, era composto da cinque persone, di cui l'Isis ha pubblicato le foto con kefiah in testa e kalashnikov in mano.
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E ore dopo l'eccidio, emergono nomi e profili del terroristi: Akash, Badhon, Bikash, Don e Ripon, giovani non cresciuti in madrase, le scuole tradizionali dove si studia l'Islam e che educano al fondamentalismo, ma ricchi rampolli, che avevano frequentato istituti internazionali e rinomati.
Erano seguiti da tempo dalle forze dall'intelligence locale, ha fatto sapere l'ispettore generale della polizia del Bangladesh, AKM Shahidul Hoque. E intanto leindagini della polizia convergono su tre presunti complici del commando.