Corea del nord: i 9 peggiori crimini di Kim Yong-un
Dall'esecuzione dello zio (e presunto avvelenamento della zia) alla polverizzazione di alti ufficiali
Divieti assurdi e crimini efferati. Questo il regime nella Corea del Nord instaurato da Kim Jong un che continua nella tradizione di sangue del nonno e del padre. Ne abbiamo scelti 9 ora che il dittatore coreano è tornato di estrema attualità dopo la morte per avvelenamento del fratellastro.
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Il Ministro ucciso perché si era "appisolato"
È di maggio la notizia, riportata dall'agenzia sudcoreana Yonhap che cita le informazioni date dal National intelligence service: il Ministro della difesa e capo delle Forze armate del regime nordcoreano Hyon Yong chol, è stato giustiziato dal plotone d'esecuzione con armi pesanti antiaereo per "Slealtà e mancanza di rispetto”. Il motivo? Si era appisolato durante una riunione militare e non aveva eseguito a dovere le istruzioni del leader Kim Jong Un.
Sulla veridicità di questa vicenda a Seul, si discute ancora dato che Hyon è apparso sulla Kctv, la tv di Stato, in un documentario anche dopo la sua presunta morte. Di solito, la Corea del Nord rimuove ogni traccia dei suoi funzionari eliminati anche dai media ufficiali.
Il viceministro ucciso con una palla di cannone perché si era ubriacato
Nel passato, la presunta mancanza di rispetto, aveva già colpito il viceministro della Difesa Kim Chol, reo di essersi ubriacato durante i 100 giorni di lutto dichiarati per la morte del padre di Kim come riferito dal quotidiano sud-coreano Chosun Ilbo. Il dittatore ordinò che di lui “non restasse traccia sulla terra”. Detto fatto. L’esecuzione, compiuta a gennaio, fu realizzata direttamente con una palla di cannone.
Lo zio ucciso per alto tradimento e la zia avvelenata
Una fine tragica anche per lo zio del dittatore, Jang Song-Thaek, tutore e numero due del regime, fatto giustiziare dal caro leader per "alto tradimento”: portato via durante una riunione ufficiale, è stato giustiziato di lì a poco. La zia, che chiedeva spiegazioni sulla sua morte, si è spenta a breve distanza. La causa? Avvelenamento.
Una donna canta una canzone sud-coreana: picchiata
Secondo delle testimonianze raccolte dal Comitato americano per i diritti umani in Corea del Nord (Hrnk) una donna è stata arrestata e selvaggiamente picchiata per aver osato cantare, nella sua casa, una canzone sud-coreana. ”Reato contro lo Stato”. Ed è stata fortunata: in genere il reato è punito con la pena capitale.
Runa una cornice con la foto del leader: ucciso
Meno fortunato, invece, il cittadino condannato a morte colpevole di aver rubato una cornice con la mirabile foto del leader. Caso segnalato da Human Rights Watch.
I ladri di riso? Al patibolo
Data la costante penuria di cibo, il regime della Corea del Nord ha deciso di risolvere il problema a modo suo. Tutti i ladri di riso sono stati mandati al patibolo. Minore è la popolazione, maggiore è la quantità di cibo per tutti. O no?
Una valle isolata
Tra le varie follie denunciate da Amnesty International, tra il 2006 e l’inizio del 2013, il regime di Pyongyang avrebbe isolato completamente una valle e i suoi abitanti per un perimetro di 20 chilometri. Con torri di guardia nei punti di accesso. Il perché è presto detto: lì vicino c’erano dei campi di prigionia e il leader non voleva che gli abitanti della zona potessero familiarizzare con i detenuti. Quindi, avrà pensato, perché non rinchiuderli tutti?
Bambina picchiata a sangue e uccisa
Nei campi di prigionia, come testimoniato anche da Shin, l'unico nato e fuggito da uno dei lager nordcoreani, gli orrori sono all'ordine del giorno: tutti vengono quotidianamente umiliati e puniti. Come una bambina che, scoperta con qualche seme di grano in tasca, è stata picchiata a sangue. Fino alla sua morte.
Ultima chicca. Il regime nord-coreano non si limita a punire il singolo. Ma viene condannata tutta la famiglia: genitori, nonni, figli. Tutti vengono spediti in campi di "rieducazione" dove vengono obbligati ai lavori forzati e a una vita di stenti. Ovviamente la rieducazione dura, generalmente, tutta la vita dei condannati. Che, di solito, è molto breve.
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