Il Corano e la svastica. Chi era Haj Amin Al-Hussaini
La vita del muftì alleato del nazismo e propugnatore della "grande Siria", tra Palestina Britannica e Olocausto (1897-1974)
[...] Uccidete gli ebrei ovunque essi siano. Questo piace a Dio, alla storia, alla religione.
Haj Amin Al-Hussaini. Discorso a Radio Berlino, 1° marzo 1944
L'ascesa di Haj Amin Al Hussaini comincia nel 1921 in Palestina durante il Mandato britannico. Tre anni dopo la fine della Grande Guerra, dove il futuro muftì prestò servizio nell'esercito ottomano. Violentemente antisemita e antibritannico, fu presto riconosciuto come leader del nazionalismo arabo-palestinese. Gli anni '20 videro un incremento dell'immigrazione ebraica in Palestina, fortemente contrastata dagli arabi capaggiati da Al Hussaini. In forte contraddizione con l'attività antiebraica del leader arabo, fu il primo Alto Commissario britannico Herbert Samuel (inglese e per di più ebreo) a nominarlo nel 1921 Gran muftì di Gerusalemme, nonostante la condanna di Al Husseini a 10 anni di prigione per le rivolte contro gli ebrei dell'anno precedente. La decisione di Samuel fu seguita dalla garanzia del nuovo muftì di mantenere l'ordine nei territori del Mandato, e l'anno seguente Hussaini è nominato capo del Consiglio Supremo dei musulmani. Fu sotto il suo mandato che il prestigio e la potenza degli arabi di Palestina accrebbe notevolmente nel mondo musulmano. La moschea di Al-Aqsa fu fatta placcare in oro dallo stesso Hussaini, come simbolo del dominio islamico nei territori palestinesi.
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La sua carriera nel Mandato si interrompe bruscamente nel 1936 con lo scoppio della Grande Rivolta araba, che mise a ferro e fuoco i territori e colpì duramente gli oltre 300.000 coloni ebrei immigrati tra il 1918 e il 1936. Al Hussaini fu rimosso dalla carica nel 1937 a cui seguì l'esilio. Fu in questo periodo che l'ex leader si avvicinò definitivamente alla Germania nazista. Già nel 1933, agli albori del Terzo Reich, il leader arabo si adoperò per offrire l'appoggio degli arabi di Palestina alla causa del Nazismo, comunicata segretamente durante un incontro con l'allora console Karl Wolff (in seguito comandante supremo delle Waffen-SS sul territorio italiano dal 1943 al 1945).
La Guerra mondiale accelerò la collaborazione con il nazismo attraverso un flusso continuo di finanziamenti da Berlino e in parte anche da Roma, come dichiarato da Galeazzo Ciano nei suoi diari. Hussaini e i suoi miliziani passano all'azione militare nel 1941. In Iraq organizzano un colpo di stato antibritannico, a cui segue la dichiarazione di Jihad contro la Gran Bretagna. La controffensiva inglese fu efficace e Hussaini riesce a fuggire in Persia con un falso passaporto italiano. Dopo un passaggio a Bari, il leader arabo incontra a Berlino Adolf Hitler, iniziando poco dopo l'organizzazione delle forze musulmane fedeli all'Asse in Bosnia inquadrate nei battaglioni Freiwillingen (volontari) delle SS dei Balcani. Anche in Italia fu organizzata un'unità formata da profughi arabi e inquadrata nel Regio Esercito con il nome di Gruppo Formazioni "A" (dove a sta per arabi). Dopo la disfatta dell'Asse in Africa e Medio Oriente il muftì si rifugiò in Svizzera, in seguito estradato e arrestato in Francia, da dove riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Egitto dove sarà in seguito protagonista della prima guerra arabo-palestinese del 1948. La sua influenza perse gradualmente di forza con gli sviluppi successivi della questione palestinese e grazie all'opera di allontanamento del Mufti e del suo esercito di Jihadisti da parte della Lega Araba. Hal Amin Al-Hussaini si spegne a Beirut il 4 luglio 1974.