Legge elettorale, perché è possibile l'accordo tra M5S e Pd
La base di partenza: il Legalicum. Ecco i punti d'incontro tra le due forze politiche (e le ombre del passato recente)
Tentativi di accelerazione sulla legge elettorale. Giovedì 11 maggio sarà presentato in commissione Affari costituzionali di Montecitorio un testo di legge, preparato dal relatore Andrea Mazziotti, che sarà una prima sintesi e un punto di partenza sui cui dovrà lavorare il Parlamento.
Dopo mesi di stallo, si apre una possibile convergenza: il Movimento 5 Stelle fa prove d'intesa con il Partito Democratico.
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I punti di accordo tra M5S e Pd
Il testo di legge da cui si partirà sarà frutto della mediazione che il Pd ha in corso, in sede di commissione, con gli altri partiti: parola di Ettore Rosato, capogruppo dem alla Camera.
La strada più accreditata sembra quella di un insolito accordo tra Pd e M5S. L'apertura del grillino Luigi Di Maio è chiara: "Vogliamo scrivere la riforma con il Pd. Partiamo dalla legge elettorale partorita dalla Corte Costituzionale alla Camera, il Legalicum. Noi non siamo rigidi". Unico paletto: no al premio di coalizione, sennò sarebbe "un'ammucchiata".
Diversi i punti comuni tra i due partiti che hanno maggiori aspettative dalle prossime elezioni. A entrambi piace l'idea di un proporzionale con premio di maggioranza, eliminando i capilista bloccati. Il presupposto auspicato è quello della governabilità. "L'importante è che l'impostazione, anche per liste, conservi un impianto maggioritario e che garantisca governabilità", dice il dem Matteo Richetti.
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I Cinque stelle optano per una sintesi tra la legge attuale, proporzionale con premio a chi superi il 40%, e la proposta del renziano Gian Mario Fragomeli, l'Italicum 2.0, con eventuale ballottaggio. La loro ulteriore "proposta indecente": abbassare la soglia per il premio al 35%.
Ma il Pd non si fida del M5S e mantiene aperto il dialogo con Forza Italia. In un'intervista al Corriere della Sera il ministro Dario Franceschini lancia un appello a Silvio Berlusconi a fare la legge elettorale insieme: "Conviene a tutti".
Chi è contrario all'intesa
Proprio il leader di Forza Italia, però, insiste sul proporzionale e sul premio alla coalizione, al fine di riunire il centrodestra. Frena inoltre sui tempi della riforma, visto che punta al voto non prima del 2018.
Per la Lega Nord gli avvicinamenti tra Pd e 5 Stelle sono "prove d'inciucio": "Grillo e Renzi, due facce della stessa medaglia. Noi gli unici fuori dai palazzi, vogliamo elezioni subito, con qualsasi legge elettorale", dicono i capigruppo Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga.
Fa eco Sinistra italiana: "Continua il teatrino tra Pd e M5S. Su una cosa sono d'accordo: far fuori il pluralismo della rappresentanza e tenersi i capilista bloccati".
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Le intese fallite tra Pd e M5S
I pentastellati questa volta faranno sul serio? Il dubbio non può non percorrere i dem, visto il passato recente.
Su un'intesa con i grillini aveva basato la fiducia al suo governo Pier Luigi Bersani nel 2013: dopo consultazioni in diretta streaming, per piacere al Movimento, aveva incassato solo no, costretto quindi a rimettere l'incarico nelle mani del presidente della Repubblica.
Storia più recente: sostenitori delle unioni civili, i grillini hanno fatto un inatteso e improvviso dietrofront sulla legge Cirinnà.
Ad aumentare le difficoltà di un'intesa sulla legge elettorale c'è anche il fatto che i voti di Pd e M5s al Senato da soli non bastino. Sarebbe quindi necessario un compromesso che vada bene almeno ai piccoli partiti della minoranza Ap e Mdp, magari con soglie di sbarramento basse (ora al Senato è l'8%).