Cos'è il Provincellum, il sistema elettorale bocciato da Renzi
Utilizzato per le elezioni delle Province, piace a quasi tutti i partiti, anche al Pd. Ma non al suo segretario
Assodata la vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Pd, in attesa che i democratici escano allo scoperto con una nuova proposta, viene messo in soffitta il Provincellum, quella che per alcuni giorni è sembrata la legge elettorale più amata dai partiti italiani.
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Aveva il beneplacito dei bersaniani di Movimento Democratico e Progressista, di Lega Nord e Forza Italia e addirittura del Pd, ma è stato il capo de facto - e ora de iure - del Partito Democratico stesso a frenare tutto: "Non facciano giochini", ha detto Renzi. Niente Provincellum.
Cos'è il Provincellum
Il Provincellum è la legge elettorale tornata in auge nell'ultima settimana, dopo che l'Italicum è stato parzialmente bocciato dalla Corte Costuzionale nel gennaio scorso e che una versione aggiornata del Mattarellum e il Legalicum - il prodotto delle modifiche della Consulta - non coglievano l'accordo tra partiti.
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Come funziona il Provincellum
Il Provincellum si basa sul sistema elettorale utilizzato per le elezioni provinciali, come sul sistema in vigore dal 1948 al 1992 per il Senato: collegi uninominali ma non maggioritari, bensì con riparto proporzionale dei seggi.
Ciascun partito potrebbe quindi presentare un solo candidato per collegio. I seggi sarebbero attribuiti a ciascuna forza politica sulla base dei voti presi a livello nazionale in modo proporzionale, e assegnati ai candidati che nei propri collegi hanno ottenuto i migliori risultati. Da studiare l'introduzione di un eventuale premio di maggioranza (alla lista o alla coalizione). Questo sistema supera i capilista bloccati, ma evita le preferenze.
Le differenze con gli altri sistemi elettorali
Anche il Mattarellum prevedeva collegi uninominali, ma configurava un sistema elettorale maggioritario.
Se si andasse al voto oggi, alla Camera si voterebbe con l'Italicum del governo Renzi e al Senato con il Porcellum di Calderoli (diventato Consultellum), entrambi modificati sostanzialmente dalle sentenze della Corte Costituzionale. Quindi alla Camera proporzionale con premio di maggioranza alla lista più votata che ottiene su base nazionale più del 40%; capilista bloccati, due preferenze, soglie di sbarramento al 3% su base nazionale. Al Senato proporzionale senza premio e senza liste bloccate, una preferenza e soglie di sbarramento all'8% per la lista (3% se la lista è in una coalizione) e 20% per le coalizioni.
A quali partiti piace e a quali no
Il Provincellum aveva attratto simpatie incrociate. Appariva quindi plausibile che diventasse il testo base su cui avrebbe potuto lavorare il presidente della commissione Affari costituzionali e relatore della legge elettorale Andrea Mazziotti, che si è impegnato a presentare una proposta di mediazione da cui far ripartire il dibattito entro il 3 maggio (12 maggio data prevista per la presentazione degli emendamenti). A questo punto il testo dovrà essere sicuramente riscritto, rallentando così i lavori della commissione.
Il Provincellum aveva avuto il sì della Lega, che si era accodato a quello di Pd, Mdp, Forza Italia, Des-Cd, Civici, Svp. Nettamente contrario il Movimento 5 Stelle, che è invece per l'estensione dell'Italicum al Senato.
A spiazzare tutti è piovuta l'uscita di Matteo Renzi, dal 1° maggio neo-segretario (bis) del Pd, che la sera del 27 aprile a Porta a Porta ha dichiarato: "Hanno in testa il Provincellum. Un sistema che non ha preferenze, che fa finta di avere i collegi, ma poi non si sa se passa il tuo candidato o no. Questo sistema giova a chi non ha un voto". E ancora: "Non abbiamo paura di cercare le preferenze", ha insistito, ricordando che "Di Maio a Pomigliano ne ha prese solo 59".
Provincellum di nuovo in naftalina. In attesa che il nuovo vecchio re del Pd dia un altro la.