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Bombardamenti a Sirte: perché non saranno risolutivi nella guerra all'Isis

I raid Usa in Libia non sono abbastanza intensi e dureranno solo 30 giorni. E le milizie di Misurata sono allo stremo nell'offensiva contro il Daesh

Venerdì 5 agosto 2016

A che punto è la campagna americana di bombardamenti contro l'Isis a Sirte, cominciata il primo agosto?

In primo luogo, tutte le indicazioni, comprese le dichiarazioni di Obama di giovedì, portano a pensare che la campagna - battezzata Odyssey Lightning - durerà parecchio, fino a quando le forze del governo Serraj non libereranno davvero la città.

Le prime operazioni dell'offensiva Usa, guidata dal generale Peter Waldhauser, sono condotte dal gruppo navale Wasp, guidato dalla Uss Wasp (Lhd1) - portaelicotteri da assalto anfibio che trasporta i cacciabombardieri Av-8b Harrier a decollo verticale e gli elicotteri da attacco AH-1Z Super Cobra - dalla Uss San Antonio e dalla Uss Whidbey Island. A bordo, dice Arturo Zampaglione su Repubblica, ci sono 2200 marines della 22ma Expeditionary unit di Camp Lejeune, North Carollina.

I raid finora effettuati su Sirte sarebbero nove. Secondo vari media, hanno distrutto alcuni arsenali e postazioni Isis, due carri armati, diversi veicoli militari. In sostanza, sembra di capire, i progressi sono lenti, siamo solo all'inizio. E i vertici del Pentagono e il presidente lo lasciano capire.

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Il quadro nel quale si collocano questi bombardamenti è quello di una sanguinosissima battaglia di terra, nella quale sono impegnate quasi soltanto le milizie di Misurata e che è costata loro circa 500 morti. E che, come fanno notare gli osservatori, ha generato nei vertici di queste milizie una certa tensione contro Serraj, colpevole di non sostenere abbastanza, nei fatti, il loro sforzo.

Va inoltre aggiunto che, come sottolinea Gianandrea Gaiani su Analisi e Difesa  - è difficile pensare che i raid americani - non oltre i 5 al giorno e per non più di 30 giorni - possano andare oltre un successo limitato a Sirte e quindi non saranno risolutivi contro lo Stato Islamico in Libia. Inoltre, queste incursioni targate Washington risultano indigeste ai sostenitori riluttanti di Serraj, come alcune milizie islamiste e quindi rischiano di compromettere l'autorità del suo governo, specialmente se non avranno il successo sperato.


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Raid Usa a Sirte, Libia, contro l'Isis | video

Giovedì 4 agosto

"Siamo favorevoli all'uso delle basi aerei italiane e saremmo molto felici se Roma prendesse una decisione in tal senso e le mettesse a disposizione nell'azione degli Usa contro Daesh a Sirte". Sono le parole del generale Mohamed al Ghasri, portavoce delle milizie che partecipano all'operazione militare per la liberazione di Sirte. "Se l'Italia prenderà questa decisione ci farebbe piacere che il mondo intero la seguisse per combattere Daesh, una formazione molto pericolosa e nemica dell'umanità".

Parole che risuonano come un invito a fare quanto è già stato ormai deciso e comunicato ieri dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, ovvero la possibilità di mettere a disposizione le basi italiane e lo spazio aereo funzionali alle operazioni americane contro l'Isis.

Mercoledì 3 agosto -  Ore 16:30 - L'operazione aerea condotta dagli Usa in Libia contro l'Isis "non ha finora interessato l'Italia né logisticamente né per il sorvolo del territorio nazionale". Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, durante il question time alla Camera.

L'azione americana sarà limitata nel tempo e nell'area di operazioni, non prevede l'utilizzo di forze a terra ed è circoscritta a consentire alle forze libiche di sconfiggere con successo le forze terroristiche nella zona di Sirte", ha aggiunto il ministro.
Tuttavia il ministro ha precisato che il governo darà il suo assenso davanti a una richiesta specifica di uso delle basi italiane e dello spazio aereo, funzionali a una più rapida e efficace conclusione delle operazioni americane contro l'Isis.


Ecco le parole del ministro: "Il Governo ritiene che il successo della lotta tesa alla eliminazione delle centrali terroristiche dell'Isis in Libia sia di fondamentale importanza per la sicurezza non solo di quel Paese, ma anche dell'Europa e dell'Italia", ha affermato Pinotti. "Aggiungo che l'Italia è fin dall'inizio convintamente parte della lotta anti-Isis e con altrettanta determinazione - ha proseguito - sostiene come fondamentale il coinvolgimento diretto e attivo delle popolazioni e dei Governi locali nella lotta al terrorismo cui dare, su specifica richiesta, il necessario supporto. Tale richiesta di supporto emerge chiaramente dalle parole del Presidente Serraj che nell'affermare l'adesione della Libia alla Coalizione anti-Isis dichiara che "tutte le Nazioni non devono lasciare i giovani libici combattere da soli questo nemico e al posto loro", reiterando inoltre il suo "apprezzamento e considerazione per tutte le Nazioni che daranno supporto alla Libia in questa impresa".

Per tali ragioni, il Governo - ha sottolineato il ministro - mantiene aperta una linea di dialogo diretta e assidua sia con la controparte libica sia con gli alleati americani, per verificare lo sviluppo dell'operazione e le eventuali esigenze di supporto indiretto. In tale ottica, il Governo è pronto a considerare positivamente un eventuale utilizzo delle basi e degli spazi aerei nazionali a supporto dell'operazione, dovesse tale evenienza essere ritenuta funzionale ad una più efficace e rapida conclusione dell'azione in corso". "L'attività condotta dalle forze statunitensi - ha concluso il ministro - si sviluppa in piena coerenza con la Risoluzione delle Nazioni Unite n 2259 del 2015 e in esito a una specifica richiesta di supporto formulata dal legittimo Governo Libico per il contrasto all'Isis nell'area di Sirte. Come è noto, le Forze locali libiche - in particolare quelle che hanno riconosciuto il Governo di al-Sarraj - stanno combattendo una dura battaglia per contrastare l'Isis proprio nella regione di Sirte. È, tuttavia, un contrasto portato avanti fra grandi difficoltà e a caro prezzo, per i militari governativi e la popolazione civile, in particolare per la mancanza di capacità per l'identificazione dei bersagli militari e per il loro ingaggio di precisione".

Ore 16:00 - Il Consiglio supremo delle tribù e delle città della Libia ha preso posizione contro i raid Usa a Sirte contro l'Isis definendoli un "intervento imperialista". 

Intanto, secondo il generale Mohamed al Ghosari, l'offensiva contro i bastioni del Daesh a Sirte sarebbe ormai giunta alla sua fase finale grazie ai raid condotti dall'aeronautica statunitense.

Lo riferisce in un'intervista al quotidiano panarabo Asharq al Awsat. Il generale è il portavoce dell'operazione "Bunian al Marsus" (l'offensiva del governo e delle milizie di Misurata per liberare la città dai miliziani jihadisti).
Secondo i media statunitensi i raid di questi due giorni sarebbero stati condotti con velivoli Harrier, partiti da una nave portaelicotteri anfibia classe Wasp, e droni Reaper. 

Al momento non è ancora chiaro da dove siano decollati i velivoli senza pilota, come osservato anche dallo stesso al Ghosari: "Questi aerei da guerra sono probabilmente decollati da una nave di stanza nel Mediterraneo o da una base di Sigonella situata in Italia. Abbiamo ottenuto la copertura aerea degli Stati Uniti e le nostre forze stanno avanzando sul terreno. Questa copertura ci aiuterà a ottenere maggiori progressi e a limitare le perdite".

Ore 11:30 - Sono almeno 22 le vittime dell'attacco avvenuto ieri sera a Bengasi contro le forze della sicurezza del generale Khalifa Haftar, legato a Tobruk. Lo riferisce una fonte militare libica all'agenzia egiziana Mena parlando anche di numerosi feriti. I media libici parlano di 'strage' di militari. L'attacco si è verificato nel quartiere residenziale di Al Gawarsha, zona di scontri fra i soldati e le milizie islamiste legate ad al Qaida.
Tra i numerosi feriti si contano anche diversi soldati gravi. Di decine di vittime parla anche il sito Alwasat che riferisce di "almeno 17 morti e 20 feriti fra le forze speciali", il cui portavoce, Mayloud El-Zawi ha puntato il dito contro le organizzazioni terroriste che ricorrono ad attacchi suicidi per rispondere ai raid delle forze armate. A rivendicare l'attentato e' stato il Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, accozzaglia di milizie legate ad al Qaida.

"Prosegue" il fuoco americano contro l'Isis a Sirte. I "primi sette raid" aerei della "missione di 30 giorni" autorizzata da Obama hanno colpito la roccaforte dei jihadisti in Libia, distruggendo blindati e depositi di armi, mentre a terra prosegue l'avanzata delle milizie in una sorta di accerchiamento a tenaglia.

Intanto mentre Mosca e Tobruk si dicono contrarie ai bombardamenti degli Stati Uniti, Roma valuta l'uso di Sigonella. In serata a Bengasi in un attacco suicida con autobomba sono morti almeno 28 soldati delle forze di Haftar, legate a Tobruk. L'attentato - scrive Site - è stato organizzato dalle milizie del Consiglio della Shura dei rivoluzionari, un'accozzaglia di islamisti vicini ad Ansar al Sharia.

Dopo il lancio delle prime bombe americane, su richiesta del governo di Tripoli, la Libia torna ad essere il centro del risiko mondiale. Mosca e Tobruk giudicano "illegali" i raid in quanto "serve una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu". Ma il Palazzo di Vetro ribatte a stretto giro che sono in "linea con la risoluzione delle Nazioni Unite".

L'Italia valuta il proprio ruolo: il governo ne parlerà oggi alla Camera. Possibile l'uso delle basi ma solo nell'ambito della risoluzione Onu.

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Martedì 2 agostoSarebbe di 30 giorni il periodo della missione di bombardamenti autorizzata da Obama contro l'Isis in Libia. Lo dice Fox News che aggiunge che i raid su Sirte, fra lunedì e martedì, sono stati sette.

Intanto, in un conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente ha spiegato che i bombardamenti sono necessari per impedire che lo Stato Islamico si rafforzi nel paese. La decisione, ricorda Obama, è stata presa "su richiesta del governo" libico e dopo che le forze libiche "hanno già fatto passi significativi contro l'Isis". È "nell'interesse di sicurezza nazionale americana - ha aggiunto - assicurare che il governo libico possa terminare questo lavoro e evitare che l'Isis si rafforzi in Libia".

Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, invece, al termine di un colloquio telefonico con il premier libico Fayez Al Serraj ha detto che l'Italia è disponibile a fornire al Governo libico di Al Serraj "l'assistenza che questi potrà richiedere, in particolare sul piano umanitario e sanitario". L'Italia manifesta "consenso" alla richiesta di aiuto indirizzata nei giorni scorsi [dal governo di Serraj] agli Usa "per contribuire alla sconfitta definitiva di Daesh in Libia", anche sulla base della risoluzione 2259 dell'Onu.

Il Primo Ministro Sarraj ha ringraziato l'Italia per l'azione diplomatica e il sostegno umanitario assicurato nei mesi scorsi impegnandosi a definire nei prossimi giorni le ulteriori fasi di questa collaborazione.

Ore 10:00 - Anche se il governo italiano ha lunedì sera ribadito che l'Italia non è coinvolta in alcun modo nei bombardamenti sulle posizioni dell'Isis a Sirte, è diffusa fra gli osservatori la sensazione che invece entreranno presto in gioco le basi presenti sul territorio italiano.

Appare infatti abbastanza evidente che i bombardamenti su Sirte potrebbero durare anche qualche settimana e che nei prossimi giorni la situazione logistica che ieri non ha coinvolto né logisticamente né militarmente il nostro paese dovrebbe effettivamente cambiare.

Significa che, come scrivono martedì vari quotidiani, citando fonti del governo, presto potrebbe arrivare una richiesta da Tripoli direttamente all'Italia perché abbia un ruolo, almeno nella logistica degli attacchi. 

Vale a dire far decollare gli aerei Usaf da Sigonella e/o Aviano ma anche usare gli aerei italiani con qualche ruolo operativo di appoggio a quelli americani, anche se non direttamente nelle azioni di bombardamento. In particolare dovrebbe esserci il via libera per l'utilizzo di Sigonella dalle cui piste dovrebbero partire i droni armati.

Il governo italiano ha del resto, nei mesi scorsi, chiaramente inquadrato un possibile coinvolgimento delle nostre forze nell'ambito dell'impegno a sostegno del governo libico di unità nazionale guidato da Fayez al Serraj. Impegno che prevede come condizione una esplicita richiesta di quest'ultimo. Impegno, insieme a quello dell'intera coalizione che peraltro è stato uno dei sostegni sui quali ha preso forza il governo di unità.

La Repubblica martedì cita una fonte dell'intelligence italiana che spiega le ragioni dei bombardamenti americani su sirte e del coinvolgimento anche italiano. Si tratterebbe sua di motivi tattici - allentare la pressione militare sl governo Serraj; sia strategici, "perché mai come in questo momento abbiamo segnali di una crescente difficoltà militare di Daesh anche in Libia".

Lunedì 1 agosto -  Gli aerei americani lunedì hanno bombardato alcune postazioni dell'Isis a Sirte, in Libia. Il Pentagono ha precisato che l'azione è avvenuta su richiesta diretta ed esplicita del governo del premier Fayez al Serraj.

Serraj a sua volte ha comunicato il raid con un intervento alla tv di stato libica: "I primi raid aerei americani su specifiche posizioni di Daesh sono stati condotti oggi causando gravi perdite su Sirte", ha detto il primo ministro dell'esecutivo unitario sostenuto dall'Onu.

È la prima volta dal 2011, dall'operazione cioè che portò alla caduta di Muammar Gheddafi, che l'aviazione Usa non interveniva con un'azione diretta in Libia.

Il Pentagono, che non ha specificato da dove siano decollati i jet, ha aggiunto che i raid non si fermeranno qui, anche se il portavoce non ha fornito ulteriori particolari.

Serraj ha anche sottolineato che i raid sono stati effettuati in coordinamento con il suo governo e ha ribadito che non ci sono truppe straniere in Libia. Dichiarazione smentita dai fatti, vista la presenza accertata di forze speciali francesi: tre commando di Parigi sono stati uccisi il 17 luglio scorso quando l'elicottero a boro del quale si trovavano venne abbattuto vicino a Bengasi. Serraj ha garantito che l'impegno degli americani sarà "limitato nel tempo e non andrà oltre Sirte e i suoi sobborghi".



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Perché l'intervento
Ma come spiegare questa mossa? Perché gli Stati Uniti sono intervenuti di nuovo direttamente in Libia?

Secondo Mattia Toaldo, del European Council on Foreign Relations (Ecfr) - interpellato dall'Ansa - i raid aiutano Serraj a consolidare il potere nel Paese, ma aiutano anche la candidata democratica Hillary Clinton che per la campagna elettorale contro Donald Trump farebbe un gran bene un successo importante contro l'Isis.

La richiesta di Tripoli a Washington per colpire con raid aerei l'Isis, sottolinea comunque, secondo Toaldo, "le difficoltà delle milizie di Misurata, che hanno subito nell'offensiva molte vittime, 350 miliziani uccisi e oltre 2.000 feriti. L'avanzata dentro Sirte è difficile, e una città da sola non può pagare questo prezzo di sangue".

L'Isis, inoltre, colpisce gli avversari con ordigni artigianali (Ied), autobomba e attentati kamikaze: "Un tipo di battaglia suicida che causa ingenti danni. Certo, rispetto a questa tattica i raid aerei possono fare poco ma potrebbero aprire la strada a una nuova e decisiva avanzata". E il fatto che l'intervento Usa sia stato 'governato' da Serraj, dà al premier "nuova linfa", in particolare dopo le imponenti manifestazioni contro l'intervento francese a Bengasi, dove Haftar e i suoi alleati combattono l'Isis ma anche milizie islamiste "che non hanno nulla a che fare con Abu Bakr al Baghdadi".

La sorte del governo di unità è appesa a un filo, e il premier designato "rischiava di arrivare a fine agosto con una situazione di grande difficoltà, a causa della crisi economica e di sicurezza".
Oggi Serrj ha comunque incassato anche il benestare della Noc, l'ente nazionale petrolifero libico, all'intesa per la riapertura dei pozzi petroliferi nell'est, che potrebbe riportare la produzione a a 900mila barili al giorno.

Se riuscisse anche a conquistare Sirte e a stabilizzare un po' la vita quotidiana della popolazione, Serraj sarebbe davvero a un buon punto sulla strada del consolidamento dell'autorità del suo governo.

Per quanto riguarda gli Usa, "non credo che siano pronti a una escalation. I raid di oggi sono stati mirati. La novità è che adesso hanno il via libera di Tripoli. E se i libici riusciranno sconfiggere l'Isis a Sirte, come gli iracheni hanno fatto a Falluja, l'amministrazione Obama riuscirà a portare acqua al mulino di Hillary Clinton e della sua campagna elettorale", conclude Toaldo.
(Ansa, Agi)

ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images
Ahmed al-Mesmari, portavoce delle forze armate libiche di opposizione - 3 agosto 2016

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