Elezioni amministrative: i brutti segnali per Matteo Renzi
Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna. Ogni città ha riservato sorprese sgradevoli per il segretario Pd. Che ora tenterà il recupero. A suon di populismo
Prepariamoci a un governo grillino. In Italia la protesta, l’anti-politica, lo sberleffo, ma anche la voglia di pulizia e cambiamento, hanno assunto la forma improbabile della croce che barra cinque stelle.
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Dietro quelle cinque stelle c’è qualcosa di piuttosto informe che Virginia Raggi, nuovo idolo dei romani (campioni assoluti di scelte sbagliate per Sindaco), definisce “il nostro progetto”. Solo che del vero e proprio progetto il suo progetto non ha le sembianze, a malapena il nome. Il voto ai grillini si configura perciò come un salto nel vuoto (e nel buio). Come tuffarsi per disperazione in una piscina senz’acqua.
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Il segnale è pessimo soprattutto per Matteo Renzi, che ha appena avviato la madre di tutte le battaglie, quella per il referendum confermativo della riforma istituzionale da tenersi in ottobre, e ha legato al successo del “sì” tutto il suo futuro di politico e statista. Come se la domanda fosse per una volta semplice: Renzi sì o no? “Se vince il no cambio mestiere”.
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Il brutto segnale non arriva solo da Roma, dove la Raggi centra un risultato formidabile (più di un romano su tre l’ha votata), ma da Napoli dove la candidata del Pd, Valeria Valente, non passa il turno, travolta dalla foga del sindaco uscente De Magistris e dal cavallo del centrodestra, Gianni Lettieri.
Poi da Torino, dove per la prima volta dopo 15 anni si andrà al ballottaggio e il Sindaco, Piero Fassino, fallisce il 50% + 1 di voti, con ciò incamminandosi verso le sabbie mobili del 19 giugno. E da Bologna, dove al ballottaggio accede la leghista Borgonzoni, una Salvini in rosa dotata dello stesso spirito barricadero e anti-sistema che anima i 5 stelle.
E per dirla tutta, pur nel tracollo del centrodestra in diverse città (a Roma anche per l’ostinazione con cui Giorgia Meloni ha voluto contarsi), timidi segnali di possibile ripresa azzurra ci sono. A Milano grazie all’appoggio al candidato Parisi, testa a testa con Sala; ma non sorprendentemente anche a Roma, dove sommando i voti di Marchini e della Meloni si totalizza una cifra superiore a quella che permette a Giachetti di qualificarsi. La Raggi ha ragione a dire “il vento è cambiato”. È meno credibile quando afferma: “Siamo pronti a governare”.
Dopo tanti fallimenti, un nuovo esperimento a vuoto (Marino insegna) avrebbe un effetto mortale. Quindi chiediamocelo: che cosa farà adesso Renzi? C’è da scommettere che vorrà intensificare la campagna per il referendum, e puntellarla con un pacchetto di misure popolari, forse populiste. Mentre il Paese affonda.