Siria: così Trump vuole cambiare strategia
Possibile l'invio di truppe di terra dopo gli anni di "nessun soldato sul terreno" dell'amministrazione Obama
Rompendo con l'inviolabile dogma obamiano - rivelatosi prudente quanto fallimentare - "no boots on the ground" (nessun soldato Usa sul terreno) il Pentagono, ora guidato dal generale a 4 stelle dei Marine James Mattis, si appresta a chiedere al presidente Donald Trump il via libera all'invio di truppe di terra nel nord della Siria per combattere contro Isis.
Lo ha rivelato la Cnn. "È possibile che si possano vedere truppe convenzionali sul terreno in Siria per qualche tempo" ha riferito una fonte della Difesa alla rete di Atlanta. Se Obama aveva avviato raid aerei sulla Siria contro Isis già dal 22 settembre 2014 (sull'Iraq dal''8 agosto) si era rifiutato, tranne un limitatissimo contingente di truppe speciali, si inviare soldati in Siria.
La fonte ha sottolinato che la decisione finale spetta al "commander in chief", Trump che ha chiesto a Mattis di preparare piani alternativi per la Siria dopo che gli Usa sono stati tenuti ai margini dei negoziati di Astana tra Russia, Iran e Turchia, e delle decisioni sul futuro di Damasco.
Il tutto dopo che Mosca - rompendo lo stallo in vigore da marzo 2011 - dal 30 settembre 2015 ha inviato in forza truppe e jet russi al fianco di quelle siriane di Bashar Assad contro Isis, sovvertendo (insieme ai pasdaran itaniani e alle milizie sciite di Hebzollah) l'esito del conflitto. Il tutto anche se con recenti e distruttivi colpi di coda di Isis a Palmyra, che ufficialmente era stata liberata a fine marzo 2016 ma che in una manovra a sorpresa i jiahdisti sunniti hanno parlzialmente riconquistato, riprendendo a distruggere e fare scempio delle sue vestigia pre-islamiche, dal 10 dicembre scorso.