Sylvester Stallone
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Sylvester Stallone: 70 anni da icona tra ring, successi e cadute - Foto

Buon compleanno allo "Stallone italiano". Macho da action movie, come il suo Rocky sembra l'incarnazione del Sogno americano

Buon compleanno Sly! Oggi Sylvester Stallone compie 70 anni. 

Della sua carriera l'attore italoamericano ha detto: "La mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi, ma Rocky è stato il mio successo più grande, una delle poche cose che mi sono riuscite davvero bene".

In quel 4% di successi c'è da ascrivere anche un altro personaggio iconico della storia del cinema, il veterano della guerra del Vietnam John Rambo, che ha in Sly statuarietà e dinamismo. Ma il pugile Rocky Balboa, "Lo Stallone italiano", non può che occupare un posto speciale nel cuore di Sly: è stato lui a scrivere a lume di candela, su un divano, con accanto la moglie di allora Sasha Czack, la sceneggiatura di Rocky (1976) e a convincere i produttori Irwin Winkler e Robert Chartoff a realizzarla.

Prima di questo film che segnò la grandiosa ascesa, Stallone aveva provato a farsi strada, tra non poche difficoltà. Nato il 6 luglio 1946 a New York, figlio di un parrucchiere emigrato siciliano divorziato e di un'astrologa, celebre oggi per i suoi muscoli esplosivi che non ha mai lesinato di mostrare sul set, per assurdo da piccolo ebbe diversi problemi fisici (parte sinistra del volto con lieve paresi e rachitismo), che superò grazie allo sport. Dopo aver mollato la facoltà di arte drammatica dell'University of Miami ed essere tornato nella sua New York, iniziò la scrittura di sceneggiature, anche se con scarsi riscontri.

"La mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi, ma Rocky è stato il mio successo più grande", Sylvester Stallone

Altro paradosso della sua biografia: The Italian Stallion (che richiama il soprannome di Rocky) è il nome della pellicola porno del suo debutto come attore, negli anni Settanta, per cui venne scelto per le sue doti fisiche. All'epoca per sbarcare il lunario Sly faceva quello che capitava. Negli esordi ha ottenuto anche alcune comparsate d'autore ne Il dittatore dello Stato libero di Bananas(1971) di Woody Allen e Una squillo per l'ispettore Klute (1971) di Alan J. Pakula, tra svariate e sfortunate audizioni (come quella per Il padrino di Coppola).
Ha lavorato come buttafuori, pulitore delle gabbie dei leoni nello zoo di Central Park e venditore di biglietti al Baronet Theatre. Intanto, come i personaggi che l'hanno poi contraddistinto sul grande schermo, non ha mai mollato. Con costanza ha continuato a persistere nella carriera di sceneggiatore. 

Il 1976 è l'anno della svolta. Rocky lo lancia nell'Olimpo degli action man del cinema. La critica lo guarderà sempre con un sopracciglio alzato, ma il pubblico ama quell'eroe comune che seguirà in tutti i sei capitoli successivi. Rocky gli fa guadagnare la nomination all'Oscar come miglior attore protagonista e quella per la miglior sceneggiatura, diventando la terza persona al mondo - dopo Charlie Chaplin e Orson Welles - ad avere queste due candidature nello stesso anno. 
Sull'onda di Rocky, mito intramontabile, il cerchio si è chiuso - e riaperto - proprio quest'anno. Creed - Nato per combattere di Ryan Coogler, il film che rifonda la saga di Rocky con un nuovo pugile sul ring, gli ha permesso di ottenere un nuova nomination all'Oscar, questa volta come migliore attore non protagonista. Sly ci ha sperato, e forse anche tanti fan di Balboa e Rambo, ma si è dovuto accontentare del Golden Globe, comunque il primo della sua carriera.

Tra il primo Rocky e il Rocky invecchiato di oggi, in mezzo Sylvester Stallone ha inanellato una lunga filmografia: oltre ai sette film su Rocky e i quattro su Rambo, anche polizieschi, biopic da duro, altri ruoli da macho, tante sceneggiature e diverse regie. Mai però ha replicato il successo delle sue interpretazioni iconiche. Portato dalla voglia del revival, nel 2010 ha riunito attorno a sé le vecchie glorie dei film d'azione nella nuova serie da pop corn e bicipiti I mercenari

Tra i suoi rovesci e i dritti, tra i colpi dati e quelli ricevuti, come i suoi personaggi più amati, Sylvester Stallone resta l'incarnazione del Sogno americano, di chi ce la fa, nonostante tutto, nonostante le cadute, grazie a una determinazione più forte di tutto. Anche del suo fisico monolitico.

Central Press/Getty Images
L'attore americano Sylvester Stallone a lavoro come regista del suo film "Taverna Paradiso" (1979).

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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