Questa la (quasi) sorprendente conclusione di un report di Standard & Poor's.
Secondo gli analisti dell'agenzia di rating la probabilità che Atene esca dall'euro "è aumentata di circa il 50%" dopo la decisione delle autorità greche di abbandonare il tavolo con i creditori internazionali nello scorso weekend.
S&P sottolinea che, al contrario dell'area dell'euro, la Grecia subirebbe conseguenze "gravi" da una sua uscita dalla moneta unica e "peggiorerebbe la situazione già disperata" dei suoi istituti di credito.
Nell'eurozona potrebbro essere "danneggiate" le economie periferiche e più vulnerabili, che subirebbero un "picco iniziale" degli spread.
S&P sottolinea tuttavia che non ci sarebbero effetti immediati sui rating dei Paesi dell'area dell'euro.
Per l'Italia i costi stimati sarebbero di 11 miliardi di euro di maggiori oneri sul debito pubblico. Il nostro Paese, secondo S&P, fronteggerebbe l'aumento "più grande in assoluto" all'interno dell'Eurozona, alla quale l'addio di Atene potrebbe costare in tutto 30 miliardi nel periodo 2015-2016.
Rendimenti più alti per i titoli di Stato Secondo S&P "gli effetti sulle economie dell'Eurozona si faranno sentire principalmente attraverso rendimenti più alti" da pagare sui titoli di Stato.
Scambi commerciali Infatti, essendo la Grecia "una economia piccola e tradizionalmente più chiusa" di altri Paesi dell'Eurozona, "gli effetti diretti sugli scambi commerciali" sarebbero "limitati".
Se si esclude Cipro (con il 19% dell'export diretto in Grecia nel 2013) solo la Macedonia (4,2%) e Malta (3,3%) "esportano più del 2%" in Grecia.
"Anche se le importazioni greche cadessero del 50% nell'anno successivo" alla Grexit, "l'impatto diretto sulla Germania, la Francia e l'Italia ridurrebbe il totale dell'export tra lo 0,3% e lo 0,5%" e con una perdita di pil "per queste economie tra lo 0,2% e lo 0,3%".
Un "premio" legato al rischio valutario Per S&P "il principale effetto" sull'Eurozona, e "specialmente sui Paesi Periferici, si materializzerebbe attraverso i mercati dei capitali".
"L'impatto più significativo" di un addio all'euro di Atene "consisterebbe nella reintroduzione di un premio legato al rischio valutario, in quanto l'appartenenza all'eurozona non è più percepita come irrevocabile". L'agenzia di rating si attende così "un picco iniziale nei rendimenti" dei bond sovrani "specialmente per quelle economie percepite dai mercati come fiscalmente più vulnerabili".
Il "premio" è destinato ad essere "permanente" anche se il Qe della Bce farà da "tetto" ai rendimenti. S&P stima il maggior costo del rifinanziamento dei debiti pubblici dell'Eurozona in 30 miliardi: "l'aumento sarà distribuito in modo irregolare, con l'Italia che affronterà l'aumento più grande in assoluto, pari a 11 miliardi".