Venezuela, la marcia delle donne in bianco contro Maduro
Redazione
Tutte vestite di bianco, armate solo dei loro corpi, di fiori e di cartelli e striscioni contro la violenza, il 6 maggio migliaia di donne sono scese in piazza a Caracas e in altre città del Venezuela contro la repressione delle proteste popolari messa in atto dal governo di Nicolás Maduro, che ha finora provocato la morte di almeno 37 persone.
Le "donne in bianco" protagonista dell'ennesima protesta contro il colpo di Stato di Maduro si sono date appuntamento in mattinata nella piazza Brion del quartiere Chicaito, con l'obiettivo di raggiungere il ministero degli Interni, nel centro della capitale. Solo qualche isolato più in là, sono state fermate però fermate da centinaia di agenti della polizia e della Guardia nazionale bolivariana, schierati in assetto antisommossa. A bloccare la marcia nonviolente delle oppositrici, le autorità hanno scelto di dispiegare delle agenti donne nelle prime file delle forze dell'ordine.
Di fronte al blocco poliziesco, in attesa di poter proseguire, la marcia si è trasformata in un sit-in delle mujeres, che hanno reagito con canti, slogan e urla, tenendo tra le mani fiori e cartelli con la scritta no + represion. Molte manifestanti si sono rivolte direttamente alle forze dell'ordine, porgendo loro dei fiori e tentando di instaurare un dialogo.
A indire la "marcia delle donne" è stata Lilian Tintori, attualmente la donna più conosciuta tra le protagoniste delle proteste in corso da inizio aprile in Venezuela. Ex campionessa di kitesurf, con un passato da presentatrice televisiva, 39 anni, il suo attivismo, sia nel Paese sia sul piano internazionale, è iniziato dopo la condanna a quasi 14 anni di carcere del marito, Leopoldo López, attualmente rinchiuso dal governo chavista nel carcere militare di Ramo Verde.
Tintori ha indetto "una protesta di sole donne, senza uomini e senza armi", per chiedere che "cessi la repressione e si restituisca la democrazia al Paese". Intervenendo durante la manifestazione, Tintori ha affermato che il Paese vuole "pace e libertà", assicurando che "nessuno potrà cancellare la nostra voce: basta feriti, basta repressione, basta attacchi!".
Al fianco di Tintori hanno marciato moltissime altre oppositrici di Maduro, indossando magliette bianche con stampato il volto di suo marito e un crocifisso al collo. Tra loro, la sorella e la madre del marito, Diana López e Antonieta Mendoza, la nota esponente antichavista Mitzi Capriles (moglie del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, agli arresti domicialiari); e la sindaco incaricata della capitale, Helen Fernández.
Un'altra protagonista della protesta è stata María Corina Machado, 49 anni, ingegnere industriale, deputata fino a quando, qualche anno fa, è stata allontanata dal Parlamento per ordine del presidente dell'Assemblea e potente "numero due" di Caracas, Diosdado Cabello. "Avete paura di guardarci in faccia?". "Eccoci qua, siamo le mamme del Venezuela, ecco il pueblo del nostro Paese", ha detto alla stampa, assicurando che le proteste proseguiranno "fino alla fine della tirannia". "Cos'altro possiamo fare?", ha chiesto, sostenendo che "per il regime questi sono gli ultimi giorni" e sfidando direttamente il presidente: "Attenzione Maduro, ormai manca poco...".
Machado è poi tornata anche sulla denuncia di Henrique Capriles, tra i più influenti capi dell'opposizione, che ha parlato di "85 ufficiali arrestati perché rifiutano di partecipare alle repressione". "In realtà - ha sottolineato la donna - sono molti di più. E sono tanti ormai i militari che non ubbidiscono e che non intendono affrontare un popolo disarmato".