Francia, elezioni del Presidente: la guida completa
Il secondo turno, il sistema elettorale, le date, i sondaggi, i poteri, i rapporti con il primo ministro. Arriva il ballottaggio il 7 maggio
La Francia ha eletto il nuovo Presidente della Repubblica, è Emmanuel Macron che ha battuto Marine Le Pen il 7 maggio nel ballottaggio. Macron ha ottenuto il 65.5% dei voti.
Domenica 23 aprile si è votato per il primo turno. Come previsto dai sondaggi, al ballottaggio andranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen.
Questi i risultati:
Emmanuel Macron, 24,1% (al ballottaggio, 7 maggio 2017)
Marine Le Pen, 21,3% (al ballottaggio)
François Fillon, 20,01%
Jean-Luc Mélenchon, 19,58%
Benoît Hamon, 6,36%
Presentiamo in questo articolo tutte le informazioni necessarie per comprendere la tornata elettorale e le importanti implicazioni per la Francia e l'Europa.
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Come si vota
Il sistema elettorale per il Presidente della Repubblica in Francia è coerente con quello di tutti gli altri livelli elettorali del Paese - dalle legislative per il Parlamento ai Sindaci: è il suffragio universale imperniato sul doppio turno.
Il significato del doppio turno
Il doppio turno è una scelta elettorale che favorisce la governabilità e la confluenza degli elettori su due schieramenti, esprimendo dopo la prima scelta, anche una “seconda scelta”. In sostanza, chi ha votato al primo turno per un candidato non qualificato per il secondo, ha la possibilità di puntare su quello da lui considerato “meno peggio”
I sondaggi
Superato il primo turno con il passaggio di Macron e Le Pen, come previsto dai sondaggi che questa volta si sono comportati bene, sotto i riflettori dei polls ora il secondo turno.
Per il ballottaggio, 7 maggio, la faccenda è apparentemente meno complicata di quanto lo fosse per il primo turno, con quattro candidati molto vicini, in pratica in quattro punti percentuali.
La media dei vari polls curata da HuffPost (2 maggio): 59,7% e Le Pen al 40,6%
La media di linternaute.com (3 maggio): Macron 60%, Le Pen 41%
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Perché le elezioni sono così importanti
Il potere attribuito al Presidente dalla Costituzione della Quinta Repubblica e il peso della Francia in Europa, rendono questa scadenza sempre molto molto importante e attesa.
Quest’anno però lo è ancora di più.
La Francia è infatti un terreno di prova probabilmente decisivo per il futuro dell’Europa.
Le elezioni arrivano infatti dopo Brexit e la vittoria di Trump negli Usa, nel mezzo delle pressioni della Russia per disgregare la Ue e nel pieno della rivolta populista che è montata grazie alla crisi economica, ai flussi migratori verso l’Europa e la minaccia del terrorismo.
E in Francia c’è Marine Le Pen. Avanguardia e esponente più efficace del populismo sovranista, è anche fra i grandi favoriti per la vittoria.
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I candidati
Erano cinque i candidati delle elezioni francesi al primo turno:
- François Fillon (1954): all’inizio della campagna era considerato il favorito per arrivare al ballottaggio insieme a Le Pen. Poi l’ascesa di Macron, e lo scandalo dello stipendio (con i soldi pubblici) garantito alla moglie per un lavoro che questa non ha mai fatto, hanno retrocesso Fillon. Escluso dal ballottaggio.
Il vincitore delle primarie socialiste francesi Benoit Hamon, gennaio 2017 CHRISTOPHE ARCHAMBAULT/AFP/Getty Images
Benoît Hamon (1967), candidato socialista della sinistra considerata radicale, ha battuto sorprendentemente il moderato Manuel Valls (ex primo ministro) nelle primarie del partito. Escluso dal ballottaggio.
Jean-Luc Mélenchon, candidato della formazione della sinistra radicale La France insoumise (FI), alle elezioni presidenziali francesi del 2017TIZIANA FABI/AFP/Getty Images
Jean-Luc Mélenchon (1951): è il candidato d’estrema sinistra dello schieramento. Arriva dal Partito socialista francese, dal quale è uscito nel 2008. Ha fondato prima il Parti de gauche (PG) confluito nell’alleanza del Front de gauche, con il quale ha partecipato alle elezioni presidenziali del 2012, ottenendo l’11,1% dei voti. Alle elezioni del 2017 arriva però con il movimento La France insoumise (FI), fondato nel 2016. Escluso dal ballottaggio.
Emmanuel Macron si aggiudica il primo confronto in tv
Il potere del Presidente della Repubblica in Francia
Il Presidente della Repubblica di Francia, secondo la Costituzione della Quinta Repubblica (dal 1958), ha un potere considerevole, che configura una forma di Stato semi-presidenziale.
In pratica, per semplificare: il Presidente della Repubblica francese ha meno potere di quello degli Stati Uniti, ma molto di più di quello delle Repubbliche parlamentari (per esempio l’Italia).
Dal 2002 il Presidente resta in carica per 5 anni (prima erano 7) e le elezioni della Assemblée nationale (la Camera che esercita la funzione legislativa, anch’essa in carica per 5 anni), sono previste immediatamente dopo quelle del Presidente.
Questo per favorire una coerenza fra la maggioranza parlamentare e quella che esprime il Presidente della Repubblica.
Quando questa coerenza si realizza, il Presidente può esercitare fino in fondo le sue prerogative costituzionali. Che si concretizzano prima di tutto con la scelta del primo ministro e l’indicazione dell’indirizzo politico del governo.
Governo che però deve avere la fiducia dell’Assemblea Nazionale.
Quindi, se la maggioranza nell’Assemblea fosse a favore di forze politiche che si oppongono al Presidente, i poteri reali di quest’ultimo verrebbero limitati nella cosiddetta coabitazione: il governo infatti non potrebbe essere il suo, ed esprimerebbe quindi un indirizzo politico divergente.
D’altra parte, il Presidente ha il potere di sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni, appellandosi così agli elettori per “chiedere” una maggioranza parlamentare coerente con le posizioni del Presidente.
- Marine Le Pen (1968): leader del Fronte Nazionale, anti-Europa, anti-Euro, leader della destra sovranista e populista; promette il riscatto dei Francesi (bianchi) puniti, “lasciati indietro” dalla crisi economica e dalla globalizzazione. Passata al ballottaggio.
- Emmanuel Macron (1977): è la grande sorpresa di questa campagna elettorale. Giovane e brillante, arriva dal Partito socialista ma si è spostato al centro con una formazione politica fondata appositamente "En Marche”, e con con un programma liberale (e liberista), pro-Europa, che punta sulle riforme economiche. Passato al ballottaggio.