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June 19 2017
La République en marche conquista l'Assemblée Nationale e Emmanuel Macron guadagna la maggioranza assoluta: 350 deputati (la soglia necessaria era di 289). Una vittoria schiacciante? Sì, se si guarda ai numeri dei seggi ottenuti dal partito del presidente. Non tanto, considerato invece l’astensionismo da record che ha caratterizzato queste elezioni pari al 58% contro il 51% del primo turno, oltre al rischio di delegittimazione del Parlamento tanto auspicato dall’opposizione.
C’è chi da la colpa al bel tempo, chi sostiene che visto che questa era la quarta tornata elettorale in meno di due mesi, le persone fossero sature di appuntamenti politici e c’è chi dice che questa scarsa partecipazione è stata data dal fatto che la sola entità di En Marche!, priva di un’opposizione forte, avesse scoraggiato il voto. Inoltre il rifiuto dell'accordo sul clima di Parigi da parte del presidente Trump, l'attentato di Manchester e gli ultimi eventi di Londra hanno portato a oscurare queste elezioni.
Nella storia della Quinta Repubblica, i casi di elezioni in cui la partecipazione è inferiore al 45% sono estremamente rari. Solo nel 2009 si erano toccati numeri di astensione al voto così alti, pari al 59,37%, ma erano elezioni europee. Per quanto riguarda le legislative del 2012 si toccò una disaffezione al voto pari al 43,71%, nel 2007 del 40,02% e nel 2002 del 39,69%. Non solo. Nelle presidenziali del 1969 si raggiunse una astensione che superò il 30%, una vera eccezione nella storia della repubblica francese che dal 1974 registra una partecipazione molto forte soprattutto al secondo turno.
Inoltre, la quasi metà degli elettori francesi che è andata alle urne, non ha regalato a Macron i poteri assoluti che si aspettava già dalla vigilia delle votazioni. L'opposizione infatti non è morta del tutto, anche se di sicuro ha diminuito sensibilmente il suo peso: non scompaiono i socialisti che ottengono 46 rappresentanti e resistono i Républicains con più di 100 deputati, insieme ai loro alleati dell'Udi diventano il gruppo d'opposizione con 137 seggi. Per la prima volta, inoltre, entra in Parlamento Marine Le Pen con il suo Front National che si aggiudica però solo 8 seggi.
Una cosa è sicura: la scarsa partecipazione di fatto può delegittimare il Parlamento. "I francesi sono entrati in uno sciopero generale civico", ha commentato Melenchon, leader della sinistra francese, riferendosi alla maggioranza. Il partito del presidente fin da subito dovrà ristabilire e affrontare un ulteriore dibattito sulla legittimità di questa investitura popolare. Presto inoltre arriverà lo scontro vero: le riforme che Macron deciderà di portare avanti, ad esempio quella del lavoro.
Occorreranno nervi saldi per gestire il risultato ottenuto. Per far funzionare il Parlamento Macron ha bisogno di equilibrio e di un contrappeso politico. Non solo, il presidente necessita di polso per lavorare e sfruttare al massimo le capacità dei tanti nuovi deputati della maggioranza che saliranno ai banchi privi di esperienza. Non ultimo, appunto, c'è il problema di legittimazione popolare dovuta alla scarsa partecipazione democratica che pone l'altissimo livello di astensione a una revisione costituzionale che ridia senso alle elezioni politiche.